top of page

Kicco

 

Cracking Art Group

Come nasce la tua carriera artistica?

Penso che sia nata frequentando il negozio di design della mia famiglia. Sono cresciuto tra gli arredi di Castiglioni, Magistretti, Scarpa e tutti i maestri che hanno fatto la storia di un settore dedicato all’innovazione.  Ho fatto scuole di Interior design e l’orientamento iniziale credo sia nato dai questi stimoli ricevuti fin da bambino.

 

Tutto il tuo fare artistico si basa sul riciclaggio … perché?

Il mio fare artistico non parte assolutamente dal riciclo, ma dal rapporto uomo/natura, storia/innovazione, passato/futuro. La parola riciclo non la trovo nemmeno più attuale: preferisco rigenerazione. Di certo il riciclo o rigenerazione che dir si voglia è uno dei temi fondamentali del nostro tempo, quindi è sempre presente in ciò che faccio.

 

Molti definiscono il lavoro della cracking art come neo pop, raccontaci il tuo punto di vista ...

Per raccontare qualcosa è naturale fare riferimenti a ciò che è già stato e già si conosce. L’aspetto della serialità sicuramente ci collega alla Pop Art. Di certo sia la Pop che noi deriviamo dal dadaismo.

 

Perché la propensione della cracking art alla scelta di esporre nelle piazze piuttosto che nei luoghi d’arte?

Perché è arte anche ciò che succede per strada e non solo nei luoghi ad essa destinata. Se si va in una galleria o in un museo una persona sa già che si sta per rapportare a delle opere d’arte. Riuscire a trasmettere l’idea di opera d’arte in luoghi diversi da quelli istituzionalizzati è una sfida più interessante. Ci sono delle strofe di una canzone  di Gaber che spiega esattamente cosa intendo:

 

“C'è solo la strada 

su cui puoi contare 

la strada è l'unica salvezza

c'è solo la voglia e il bisogno di uscire 

di esporsi nella strada e nella piazza.

Perché il giudizio universale

non passa per le case 

le case dove noi ci nascondiamo 

bisogna ritornare nella strada 

nella strada per conoscere chi siamo.”

 

Come nasce l’esigenza di formare un gruppo di artisti?

Nasce per sentire che le proprie idee possono essere condivise, scambiate e migliorate. Nasce perché l’uomo è un animale sociale e se si vuole parlare alla società bisogna viverla e conoscerne le sue dinamiche, partendo magari da un nucleo ristretto.

 

Il tuo lavoro viaggia dalla collaborazione in squadra al lavoro artistico personale. ..com'è la convivenza tra queste dimensioni?

Una convivenza stimolante. Mi fa capire quanto sono in grado di dare e quanto sono pronto a ricevere. E’ una esperienza che mi fornisce idee per la dimensione personale, senza farmi sentire solo.

 

Tutti voi della cracking art usate un linguaggio e un pensiero; raccontaci nel tuo caso l’unicità del tuo lavoro …

Negli ultimi anni il mio lavoro è stato quasi interamente dedicato al lavoro di gruppo. Non ho sviluppato i progetti personali, che pur ci sono. Non ho fatto mostre personali o partecipato a collettive come singolo artista. Ciò che faccio con Cracking mi appassiona moltissimo e credo sia la cosa che mi riesce meglio.

 

Cracking art : divertimento o pensiero?

Entrambe. Il solo pensiero ti rende noioso, il solo divertimento ti rende un mero giocattolo.

 

In un mondo senza limiti, se potessi scegliere senza vincoli … cosa realizzeresti e dove desidereresti installare questa tua opera?

Amo i limiti e le difficoltà che ti costringono ad azioni e scelte difficili, quindi non farei nulla perché sarebbe troppo facile.

 

Quale credi sia il ruolo dell'artista contemporaneo?

Rifare ciò che è già stato fatto ma in maniera diversa e nuova.

 

 

© Annarita Borrelli

bottom of page