La raccolta di poesie di Andrea Magno ha un titolo suggestivo in quanto ci guida nella difficile ricerca della bellezza abbinata alla felicità; il nostro autore lo fa attraverso un linguaggio lineare e senza fronzoli che non fa sconti a nessuno. La sua poesia è un miscuglio di rivelazioni, di penetrazioni che, come un treno, porta lontano nella memoria sopita del fruitore che, stupito, l'accoglie; è comprensione delle cose, scambio di emozioni, vecchie e nuove impalcature dell'esserci. Rimanda ossessivamente ad un lutto che non consiste nello spargere lacrime, ma sempre rielabora un congedo subitaneo che, improvviso, appare quindi più doloroso, con parole che vanno a segno:
"accarezzasti che correvo contro vento".
Vita fermata nell'attimo di un incontro di chi non si sente a tempo, per il tempo, col tempo; passi di danza disegnati che danno forma al dolore ed all'amore tradito.
"Quei pazzi amanti, sfiorandosi,
vagavano nell'arrogante trepidazione della bellezza,
non spezzò mai catene l'amore disperato.
Riconoscendo sangue eterno
sotto un cielo grigio tempesta
divenne pioggia di mare
che lenta bagnava l'anima genuflessa
e lei, grande meretrice nascose parole
dietro parole, ingannando tempo e luogo,
inafferrabile visionaria”.
Parole risentite, non soltanto come emozione immediata dei sensi, turbamento profondo del proprio essere, ma anche come memoria che vive nello spazio e nel tempo … che anche nel distacco ridesta il tormentoso bisogno d'amore. La realtà, sovente banale, quando diventa poesia si trasforma in qualcosa di diverso, un'alternativa che assume forma e dimensione nella nostra adesione emotiva …
"fragilità emotiva nell'incertezza del possibile,
senza noia della perfezione”
Il poeta si esprime attraverso uno straniamento soggettivo, ma non cancella il richiamo alla realtà oggettiva. La poesia dunque come richiesta di felicità anche solo per un attimo, quell'attimo eterno.
di Anna Palasciano