Interpretare la storia dell’arte è un impegno strettamente figlio del puro atto di comprensione della storia dell’uomo. Leggendo il libro “Beautiful Dreamers” del critico d’arte e curatore Ivan Quaroni, ho avuto modo di percepire un vero senso applicato della filosofia per la quale consideriamo la storia dell’arte una disciplina umanistica e non “umanoide”.
Ivan Quaroni racconta la storia della cosiddetta “Lowbrow Art” e del “Pop Surrealism” americani, movimenti che accoglievano la creatività di artisti spesso provenienti dall’ambito dell’illustrazione e del graphic design, successivamente approdati alla pittura, incarnando la propensione fantastica, surreale, pop e folk della pittura americana contemporanea.
L’autore distingue il proprio stile e la propria ricerca parlando del “mental habit” del periodo, intendendo con ciò un insieme di forze formatrici del modo di pensare e di esprimersi degli anni Settanta, in particolare nell’area di Los Angeles, negli ambienti che ruotano attorno alle riviste di fumetti underground, alla musica punk e ad altre sottoculture californiane; un'epoca rintracciata da Quaroni sul terreno della storia reale attraverso la quale si rende concreto ed operativo un certo “modus essendi” che lentamente diventa “modus operandi” della Lowbrow e dei suoi protagonisti. Soggetti figurativi, spesso caricaturali, opere solitamente caratterizzate dall’uso di colori forti e da una accentuata decoratività … Pittori, scultori, illustratori, toy designer, la Lowbrow Art affonda le radici nella cosiddetta Custom Culture e nelle Hot Rod, due fenomeni tipici dell’America del Secondo dopoguerra, che trasformarono il mondo delle automobili e delle corse su strada in un emblema di libertà, creatività e ribellione giovanile.
Da quel momento la Lowbrow Art è cresciuta e si è trasformata fino ad attingere dagli stilemi di pratiche limitrofe come il tatuaggio, l’illustrazione, il design di giocattoli, traendo, inoltre, numerosi spunti tanto dall'immaginario pop della Street Art, quanto dalla tradizione dall’Arte Folk.
Mi piace ricordare l’inizio di questa storia … una storia che Ivan Quaroni racconta a partire dalle parole dei Padri della Lowbrow, Robert Williams e Gary Panter, disegnatori di fumetti underground.
“E’ nostro compito aprire il dibattito, è vostro compito, invece, aprire la mente ed ignorare i critici che sostengono una separazione tra arte alta e arte bassa” – scrive Williams nell’introduzione al numero “Juxtapoz” della primavera del 1995. Il termine lowbrow venne, quindi, usato da Williams in contrapposizione a highbrow che in inglese colloquiale significa “intellettuale” o “cultura alta”. Nel numero successivo Williams scrive “Il buono ed il cattivo sono una questione chiusa. Ora è piuttosto una questione d’interesse reciproco … Che vi piaccia o no, noi facciamo tutti parte di un gassoso, plasmatico pensiero della moderna arte astratta …”.
Questo tipo di approccio è come un megafono del punto di vista di Quaroni che lavora ed emerge probabilmente anche grazie a questa sua voce di “quasi sfida” contro i formalismi ed a favore della semplice qualità dell’espressione attraverso i mezzi propri e non necessariamente sistemici. Come ben sottolineato nelle due postfazioni scritte dagli artisti Vanni Cuoghi e Giuseppe Veneziano, “Beautiful Dreamers” è un’esortazione contro le tendenze fazionistiche dell’arte contemporanea, un inno a creare con tutto ciò che si ha e con i mezzi di cui si dispone, un testo interrogativo sulla capacità del contemporaneo di andare oltre, vedere oltre … fare altro … per poi scoprire nuove sfumature, talenti trasversali … probabilmente un nuovo modo per dipingere la realtà.
di Annarita Borrelli