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MILAN DESIGN WEEK | Effetto Tyndall a cura di Roberta Melasecca e Ilaria Sergi


Per la Milan Design Week 2019, Interno 14 next e Indoor Contemporary aprono le porte di una nuova dimora d’arte nel nuovo distretto de la Repubblica del Design Bovisa-Dergano e presentano Effetto Tyndall, progetto che indaga il rapporto tra arte e scienzain una settimana di residenza all’interno di uno spazio domestico ed abitato. Partner dell’iniziativa: MatEr - Movie Art Technologies & Research.

L'effetto Tyndall è un fenomeno di diffusione della luce dovuto alla presenza di particelle, di dimensioni comparabili a quelle delle lunghezze d'onda della luce incidente, presenti in sistemi colloidali, nelle sospensioni o nelle emulsioni: tale fenomeno è facilmente rilevabile nella vita di tutti i giorni, ad esempio osservando dei raggi di luce quando attraversano sistemi in cui sono sospese o disperse delle particelle solide o liquide.

Effetto Tyndall indaga, pertanto, i sistemi diffusi di luoghi e spazi all’interno del distretto di Bovisa-Dergano, evidenziando, in tal modo, le radici territoriali di un tessuto in continua trasformazione, dove l’arte e il design possono avere un ruolo strategico nell’inclusione sociale e nel ridisegnare abitudini e stili di vita.

Per la settimana milanese del design, Effetto Tyndall presenta ed approfondisce i temi dell’energia e della luce nelle membrane di Stefa Sculture; quelli della sostenibilità, benessere ambientale ed eco design nelle telesculture di Barbara Crimaudo; le rimembranze poetiche di luoghi e territori negli strappi di Angelo Savarese; le ricerche sulla gravità quantistica nei disegni luminosi di Luca Pozzi.

Il progetto si articola, durante il giorno, in open room dove le opere degli artisti dialogano con lo spazio indoor dell’appartamento e con lo spazio outdoor del cortile interno e del suggestivo vano scala. Di sera, invece, saranno proposti due aperitivi a tema durante i quali al cibo e al benessere fisico si accompagnerà un dialogo tra i partecipanti, moderato da un personaggio nel campo dell’arte, design e della scienza (partecipazione su invito e/o prenotazione).

Le opere di Barbara Crimaudo sono un omaggio alla matematica e alla geometria della Natura intesa come una curva piena che si avvolge in infiniti giri intorno ad un punto, all’origine. La sua ricerca esplora il bianco: limite ultimo di una serie di sfumature, è il colore del tutto, vuoto e trasparenza, riempito nel suo alternarsi dall’oro, preziosità della vita, potenza dell’anima che si muove in spirali di possibilità. La sua ricerca stilistica si sposta anche all’uso dei nuovi materiali per l’edilizia in un incontro tra bellezza, design e sostenibilità. Il lavoro di ricerca di Barbara Crimaudo ha trasformato Il Bianco da normale tinta piatta al Colore del design, della sostenibilità e del benessere. Come anche il suo blu di prussia o rosso vermiglio racchiudono una sensualità e mordidezza capaci di rendere un ambiente ricco di storia, bellezza e armonia.

Basata su una ricerca cross-disciplinari che unisce arte, scienza e tecnologia, la serie di disegni di luce Dragon's Eyes di Luca Pozzi esplora i confini del visibile accedendo ad una dimensione caratterizzata dall'intima interconnessione di energia, spazio, tempo e informazione. Ottenuti eccitando inizialmente una superficie di pittura al fosforo con uno speciale laser ultravioletto ad alta frequenza, per poi essere fotografati prima dell'inevitabile scomparsa, i "Dragon's Eyes" documentano, in un unica immagine, la sovrapposizione armonica di passato, presente e futuro.

Il progetto artistico 7#STRAPPI di Angelo Savarese rappresenta un viaggio immaginario nel passato attraverso inspirazioni dettate da forme artistiche originarie; l’artista prende in considerazione alcuni capolavori della storia dell’arte italiana, che hanno avuto per lui, nella sua fase formativa, un particolare significato, e ne costruisce, attraverso il loro valore semantico, una nuova storia. Le sue tele invecchiate e “maltrattate” fanno da sfondo alle sue poesie ispirate da alcune scene predilette: il nome del progetto è in sé esplicativo, e utilizzando le parole dell’artista, egli ha “simbolicamente strappato dei pezzi dalle grandi opere conservandone solo impercettibili dettagli preziosi”. La poetica di Stefa usa la scultura come lente di ingrandimento sulla biologia del corpo umano, la cui materia si fa tramite della dimensione psichica: forme organiche esplorano pieghe e meandri cellulari, superfici reattive che recano tracce del pensiero umano. Le opere, infatti, si propongono come una riflessione percettiva intorno ai concetti di «membrana», «superficie», «trasparenza», «permeabilità». L’attitudine della scultura a dispiegarsi nello spazio afferrando le tre dimensioni, nello sviluppo di pieni e vuoti, non viene negata ma si fa cogliere attraverso valori tattili, spesso esclusivamente visivi e frontali, trasformandosi in trame e schermi della sensibilità. L’ambizione è catturare l’aria attraverso i materiali incisi, restituirla trasformata in vibrazioni dalla variabile lunghezza d’onda, che dovrebbero raggiungere la pelle del visitatore.

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