Andrea Bartoli
Farm Cultural Park
Che cosa significa arte per Andrea Bartoli?
Oggi più che mai l’arte deve essere un modo per migliorare il mondo o per metterlo in discussione.
Hai fondato Farm Cultural Park, come nasce il bisogno di costituire questa straordinaria realtà?
Con mia moglie Flò avevamo un sano desiderio di vivere in Sicilia e poterci stare bene e la necessità di creare un ambiente fertile e stimolante per le nostre due bambine ma anche la consapevolezza di volerci ritagliare un ruolo nel mondo nel quale viviamo.
Parlaci della Farm Cultural Park, sarebbe interessante conoscerne un piccolo saggio di storia …
Farm Cultural Park è un piccolo mondo, difficilissimo da raccontare anche per noi che giorno dopo giorno continuiamo a costruirlo. Mi piace definirlo un piccolo Museo delle Persone perché qui non abbiamo una collezione d’arte e non conta il valore delle opere esposte, ma la qualità umana delle migliaia di persone belle che giorno dopo giorno stanno passando da Favara arricchendo la nostra vita e quella della nostra piccola Comunità.
In cosa cogli la contemporaneità e che ruolo attribuisci all’artista contemporaneo in un contesto oggettivamente complesso, soprattutto nel nostro Paese?
Per me la contemporaneità sta in tutto quello che rimette in discussione lo status quo stagnante, ripropone nuovi modelli di pensare, abitare, mangiare e stare insieme. Mi piacciono tutti coloro che lo fanno con forza ma anche quelli che riescono a farlo con ironia o capovolgendo la realtà.
A quali artisti sei più legato? Qual è quello che ti sta più a cuore e magari chi ti sorprende e ti coinvolge nel pensiero?
Sono legato affettivamente a tutti gli artisti che sono passati dai Sette Cortili con i quali seppur a distanza di Km e tempo, rimane un rapporto di scambio, complicità e mutuo soccorso. Dovendo fare un nome per tutti scrivo Uwe Jaentsch. Il più visionario e straordinario artista che abbia mai incontrato nella mia vita (e ne ho incontrati a migliaia) che ha dedicato la sua intera vita personale e professionale al famoso quartiere della Vucciria di Palermo.
Come collezionista e amante dell’arte contemporanea, come vivi la scelta e la collocazione delle opere e delle poetiche in relazione ai tuoi spazi anche materiali?
Sono felice di non essere più un collezionista. L’esperienza di Farm Cultural Park mi ha fatto crescere profondamente e ho completamento perduto quel feticismo del possesso dell’opera d’arte. Mi piace condividere con i creativi il processo di costruzione di un progetto che oggi più che mai si concretizza in opere immateriali o effimere. Quello che più ci interessa e la relazione del creativo con un pezzo della nostra Comunità: bambini, adolescenti, anziani, architetti …
A quale opera in collezione sei maggiormente affezionato?
Siamo stati molto fortunati a poter acquistare dieci anni fa tante foto di Terry Richardson.
Quanto credi nella forza della tua terra d’origine in cui, tra l’altro, hai investito in prima persona?
Credo che la Sicilia in questo momento esprima una energia fortissima pari solo a quella della Puglia. Abbiamo però urgente bisogno di una nuova classe dirigente più visionaria, etica, generosa.
Cosa vedi nel futuro della Farm Cultural Park?
Siamo in una fase straordinaria ma complessa. E’ strano quello che sto per scrivere ma vero. Siamo in bilico tra qualcosa che ci porti a diventare una piccola multinazionale della cultura e della rigenerazione urbana e l’estinzione. Siamo alle prese con la sfida più complessa ossia quella della costruzione di una adeguata Governance e del modello organizzativo.
Tu proponi diverse forme d’arte, la musica, la letteratura, la pittura, la danza ect. Secondo te qual è la più penalizzata e cosa sarebbe opportuno agire a favore di una ripresa?
In Italia in questo momento non c’è una forma di espressione della creatività che non sia penalizzata come del resto è mortificato il merito. C’è da mettere un punto e riniziare tutto di nuovo. Unica parola d’ordine: Buon Senso.
Come padre e certamente modello per i tuoi figli, fatto salvo il principio dei talenti e delle libere scelte, cosa consiglieresti loro e magari cosa ti aspetti dal futuro?
Sogno che abbiano voglia, capacità e possibilità di rendere il mondo più bello per loro stesse e per gli altri, costruendo giorno dopo giorno il loro futuro e facendo tutto quello che hanno più a cuore, godendo delle cose belle della vita che non sono cose.
© Annarita Borrelli