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Davide Mastrangelo

 

Con.Tatto

Davide Mastrangelo uomo, Davide Mastrangelo artista. Raccontaci …

L’uomo se potesse commetterebbe un omicidio nei confronti dell’artista, peccato che ci sia io a impedirlo.

Il mio scopo in questo periodo è quello di non farli litigare, ma per far sì dovrebbero abolire l’affitto, la benzina, le bollette, i compromessi ecc ... è soprattutto l’aspetto economico a creare contraddizioni interne.

 

Qual è la tua sensazione davanti ad una macchina da presa … e poi alle sue spalle?

I miei studi sono sempre stati indirizzati verso la potenza comunicativa delle immagini.

Provenendo dal teatro con il desiderio di apparire fisicamente era inevitabile incontrare la mia immagine in video, ed è stato disarmante.

Trovarsi a dirigere ed essere presente in un lavoro video performativo mi ha molto aiutato nel mio percorso. Oggi sono più restio ad apparire di fronte alla camera, preferisco dedicarmi alla cura delle immagini dietro di essa. Infatti appaio soltanto nei video in cui collaboro con Francesca Leoni. Non potrebbe essere altrimenti visto che è l’essenza del nostro lavoro artistico. Ultimamente mi sono cimentato nella regia di un cortometraggio solamente da regista, ed è stato molto gratificante per me curare tutti gli altri aspetti e i dettagli visivi che, nei momenti in cui mi trovo di fronte alla macchina da presa, il più delle volte sfuggono.

 

Quanto incide l’influenza del cinema nel tuo lavoro e quali sono i tuoi principali riferimenti?

Il cinema è vita, riesce a colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima, diceva Bergman.

Sin d’adolescente ho sempre amato il buio e il silenzio delle sale cinematografiche, l’odore acre delle poltrone e la magia di quel fascio di luce immenso: immagini così evocative e cariche d’energia, un universo nel quale immergersi. Come potrebbe non influenzarmi il cinema? E' un virus dal quale non vorrei mai guarire. Amo il cinema d’indagine, quello che lascia un segno indelebile nell’animo umano, forse proprio per questo motivo mi sono avvicinato presto alla videoarte. Gli autori che mi hanno contagiato cambiano in continuazione altri invece restano maestri sacri come Bergman, Antonioni, Lynch, Orson Wells, Herzog, Kaurismaki, Cronenberg, Lars von Trier, Jodorowsky, Greenaway, Malick ovviamente Kubrick e pochi altri, mentre di registi contemporanei in questo preciso momento ho soltanto un nome ben chiaro in testa, Nicolas Winding Refn.

 

Nei tuoi lavori emerge una relazione intima tra movimento, spazio e tempo … come vivi i punti di equilibrio tra questi tre elementi?

Quando lo spazio viene plasmato dal movimento, il tempo resta sospeso. Sono innamorato del tempo è così meravigliosamente crudele.

Il tempo infatti mi suggerisce che è ancora lungo il mio cammino verso una consapevolezza d’equilibrio di questi tre elementi, però quando s’incontrano in un lavoro e funzionano creano un’armonia autentica che ad oggi mi limito ad accettare senza pretese di comprensione.

 

In una performance, quanto spazio concedi al corpo e quanto alla mente?

Il corpo è sangue, energia, forza e la mente non è nient’altro che parte di quel corpo. Non parto quasi mai da un obiettivo, e quando lo faccio il più delle volte sbaglio. Cerco di lasciare le sicurezze e disperdermi dentro un’idea più che in un risultato e questo mi rende maniacale nell’esecuzione.

Per me in una performance dovrebbe essere come una composizione musicale, le note (le idee) che si trasformano in melodia (azioni) e da lì in poi ci sono una serie infinita di possibilità da intraprendere (le relazioni).

 

La tua storia artistica è molto correlata al lavoro in collaborazione che varia dal teatro al cinema alla performance. Quanto è importante per te la collaborazione e cosa significa “collaborare”?

Collaborare anche con differenti linguaggi è alla base delle mie ricerche.

Oggi mi sembra piuttosto naturale ibridare diversi codici tra di loro come il teatro, il cinema e la performance, ma tutto questo è frutto di un percorso artistico ancora giovane e in costante ricerca. Ad esempio l’incontro con Francesca Leoni è stato fondamentale, due energie così diverse e complementari tra di loro hanno dato vita ad una realtà artistica. La vera collaborazione è quasi sempre vincente in ogni campo, anche per una troupe cinematografica è fondamentale, infatti scelgo con molta cura i miei collaboratori, perché faccio fatica a fidarmi e soprattutto ad affidarmi all’altro.

 

Parlaci della realtà artistica “Con.Tatto” …

Con.Tatto l’essenza è composta da due elementi primari : Francesca Leoni e Davide Mastrangelo.

Essere una coppia nella vita di tutti i giorni ci ha aiutato a metterci in relazione constate l’uno con l’altro. E quando ci ritroviamo in crisi o in perfetta armonia ecco nascere una nuova video performance. Per noi è un’esigenza creare altrimenti ci toccherebbe pagare uno psicanalista.

 

Qual è, a tuo avviso, il ruolo dell’artista contemporaneo?

Non so ancora quale sia il mio di ruolo. Mi limito a creare, mentre tutto il resto scorre. Credo ci sia bisogno semplicemente di relazioni e di vuoti nei quali rispecchiarsi in un mondo così saturo d’immagini di cattivo gusto.

 

Davide Mastrangelo artista nel domani …

Un’incognita costante, come quello presente.

 

© Annarita Borrelli

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