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Sabiana Paoli

 

Sabiana Paoli Art Gallery

Sabiana Paoli, come diventa gallerista?

Sabiana Paoli diventa gallerista per caso... Scherzo. Mi sono laureata all"Università di Firenze e Filosofia indirizzo storia dell'arte contemporanea, inseguendo disperatamente la professoressa Ester Coen che mi aveva ammaliato con le sue lezioni. Alla fine, sono rimasta a Firenze conseguendo la laurea con una tesi riguardante Giovanni Costetti e lo spiritualismo, che grazie al professore Mauro Pratesi e' stata pubblicata in parte, sulla monografia dell'artista. Con lo stesso professore ho iniziato a scrivere schede per cataloghi fino alla pubblicazione di un saggio sui mosaici cortonesi di Gino Severini. L'arte e la scrittura sono sempre state la mia passione. Ho iniziato a lavorare presso la Tornabuoni arte grazie al suggerimento di una mia carissima amica che aveva letto sulla Nazione che la galleria assumeva personale. Ho iniziato a lavorare a Forte dei Marmi e da lì a Venezia, fintantoché una galleria internazionale mi ha proposto una posizione interessante che mi permetteva di viaggiare e continuare a scrivere cataloghi, come ho sempre fatto e continuo. Sono arrivata a Singapore con loro e dopo un anno ho aperto la mia galleria, anche se adesso lavoro a progetti espositivi in tutto il mondo e sto lanciandomi in modo naturale nel mondo del free lance.

 

Il segreto di buon gallerista … raccontaci …

Il segreto di un buon gallerista, l'ho imparato dal mio mentore il signor Casamonti. Lungimiranza, perseveranza, costanza e sacrificio.

 

Dicono che la tua sia una galleria dinamica, che ne pensi?

Sono estremamente dinamica, perché mi muovo come una trottola, organizzo diverse esposizioni e non solo a Singapore, ma a Pechino, a Venezia, prossimamente a New Delhi. Un'attività frenetica, che rispecchia il mio carattere.

 

Cosa pensi della molto critica posizione di alcuni artisti nei confronti della figura del gallerista?

Parlo per la mia esperienza personale, purtroppo la maggior parte degli artisti, si lamenta del fatto che i galleristi abusano e non rispettando il loro lavoro, in realtà, ho scoperto a  mie spese sia a livello economico che umano, che gli artisti cercano di ottenere il massimo senza un minimo di investimento. La maggior parte di loro, soprattutto quelli giovani sono "money minded" ed hanno delle pretese da diva. Precedentemente il mio ruolo era legato soprattutto alla proposizione di opere storiche e devo dire che pian  piano sto tornando a quel passato.  E' estremamente difficile relazionarsi con gli artisti e la maggior parte non hanno il minimo senso di gratitudine. Per fortuna non tutti!

 

Qual è l’idea diffusa nei contesti internazionali da te esplorati in merito al’arte contemporanea italiana?

Sono stata la prima galleria italiana ad aprire a Singapore, quindi un pioniere. E' difficile entrare in un mercato che e' ignaro della storia dell'arte italiana, ma adesso noto che c'e' sempre maggiore apprezzamento e ne sono lieta.

 

Che tipo di arte ti piace vendere e perché?

Mi piace vendere gli artisti che amo e che mi piacciono, che penso possano essere un investimento nel futuro non solo per me ma anche per i collezionisti.     

 

Quali sono in assoluto le opere del passato e del presente che ti sarebbe piaciuto possedere e perché?

Il mio sogno e tutt'ora lo e', possedere opere di Pollock, Fontana, Burri ... Nel mio piccolo ho avuto la fortuna di possedere opere di Bonalumi, Dorazio e qualche altro, non di impatto storico estremo ma piccole soddisfazioni che fanno bene al cuore.

 

Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere un artista per rientrare nelle tue proposizioni?

Sicuramente avere talento, quel tocco di magia che e' indescrivibile. Attualmente sono più' orientata per gli artisti più vicino al figurativo, anche se in maniera non classicheggiante, vado contro corrente, come sempre.

 

Credi che ci siano molti spazi di miglioramento per la distribuzione dell’arte contemporanea italiana?

Credo vivamente che ci siano tantissimi progetti da realizzare legati all'arte contemporanea italiana, ma bisogna collaborare, organizzare e trovare quelle sinergie che non sono poi così scontate. In Asia promuovono e sostengono la maggior parte di artisti connazionali, ma noi italiani abbiamo una grande potenzialità', spesso inespressa e difficile da incanalare nella direzione giusta, ma sono fiduciosa ed ottimista al riguardo.

 

Quale dovrebbe essere, a tuo parere, il ruolo dell’artista contemporaneo?

Forse sono rimasta legata ad un'idea romantica e superata dell'arte del fare arte. L'arista dovrebbe essere un rivoluzionario al di là di tutto e di tutti, il suo obiettivo principale dovrebbe essere incidere e segnare nell'umanità' valori importanti, che possano esprimere non solo se stesso ma anche  il disagio, o anche valori positivi che possa rimanere nella storia. L'espressione di se stesso per necessità' di dipingere e creare, un elemento avulso dal commerciale, per mantenere intatta quella purezza di manifestazione che dovrebbe essere l'arte.

 

 

© Annarita Borrelli

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