Con questo doppio album dal titolo morbido e voluttuoso - Blanditia - la music art dei Costume (musiche di MauSS, testi e voci di Claudia Placanica) assurge a rappresentazione della sensibilità, ad avventura elettronica dello spirito. Il percorso attraverso le 18 tracce sonore avvolge l’ascoltatore in una sensualità che si fa mezzo di conoscimento. La musica e l’arte occidentali sembrano in agonia, ma Blanditia appare come la struggente carezza che rivela la sopravvivenza del Bello.
Le 18 tracce descrivono una ricerca che va dal trip-hop al drum n’ bass, dal soft lounge al deep ambient alla techno; ne risulta una estetica sicura e precisa. Le sensazioni, gli stati interiori si uniscono producendo un autentico e vivente organismo. Un fiotto luminoso di sensualità si deposita nella nostra percezione che decodifica questi suoni come un linguaggio capace di comunicare un mondo. Il profumo che emana da The most languid light, il calore di Agony, la vitalità di Ugly seduction, l’innocenza di Wave of love, l’ebrezza di You, l’ironia di A toast lasciano addosso un fruscìo serico. Il volume 1 inizia con una scossa che invade lo spazio e si chiude dolcemente con la carezza carnale di Hallucinatory party. Il volume 2 si apre con la grinta di una voce maschile e si chiude con il rimpianto affidato alla voce di Claudia. Nel mezzo il tepore o - all’opposto – la denuncia per la realtà distopica in cui si muovono le nostre traiettorie di vita.
Con quest’opera i Costume ci dicono che è finito il tempo del rimpianto della musica delle decadi precedenti: qui ed ora non c’è spazio per i singhiozzi di nostalgia. Il tappeto di sensazioni è un golfo mistico aureo. La musica si fa insinuante e la voce si accende di un fascino afrodisiaco. Dai suoni di Blanditia esala un’istigazione alla danza, quella che è tra le più piene forme di felicità. Mentre danziamo, ci sentiamo posseduti dalla gioia dell’attitudine dionisiaca. Ciò che le parole non possono esprimere, lo esprime questa musica fatta di suoni e voci camaleontici, chimerici, incoerenti. L’arte, la musica, Blanditia non sono forse questo? Sangue, carne, mente e fibre che trovano una profondità altrimenti inaccessibile?
Le tracce scorrono impregnandoci di energia ed entusiasmo. Talvolta feriscono o paiono schiaffi che percuotono le guance; talaltra paiono mani che ci inondano di essenze profumate.
Drunk slaves - tra gli episodi migliori del volume 1 - ricama pizzi leggeri e sottili evocando un dolore scolpito nella nostra civiltà. Sempre nel volume 1, I shot Lenin ripercorre la vicenda della rivoluzionaria Fanya Kaplan sprizzante purezza e lindore, ma anche una sua aristocrazia intelllettuale capace ancora di innalzarsi davanti a un mondo che ha dimenticato l’eroismo. In Call a god la voce sprigiona un’irresistibile malia che si dispiega intorno ai suoni degni della soundtrack di uno spy movie.
Nel volume 2, Ready for the microchip associa alle distorsioni delle dimensioni urbane l’assertività di un dettato che si reitera con la consapevolezza di chi non è disposto a prostrarsi ai piedi dei potenti, mentre The missing music is the music prende un ritmo melodico sottomesso a una rivelazione fuori del tempo. Born to be different appare come un manifesto splendente quanto privo di agghindamenti.
I due volumi di Blanditia costituiscono una tappa importante nella produzione dei Costume: se ne esce estasiati, attoniti; la musica continua a risuonare e il resto appare un miasma su cui non incespicare
Lo staff di ignorarte
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