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Fotografia - Maurizio Geraci “Il Segreto degli Angeli”

La fantasia del fotografo Maurizio Geraci precede l’obiettivo della sua macchina fotografica in un cammino di ricerca che, valicando gli usci delle case degli abitanti del quartiere Angeli di Caltanissetta, punta gli angoli delle case fino al fondo delle memorie. Il Segreto degli Angeli descrive con la luce le profondità, le abitudini, le intimità celate, attraverso un’estrosa ed audace operazione di scavo … e quindi di profonda estrazione dalla vita quotidiana, raccontata negli spazi più improbabili delle case, nelle stanze, tra i suoi odori e richiami. La fotografia diviene un sottile mezzo per delineare i tratti nascosti dello spazio più intimo di una storia antica; gli scatti sono come gli oblò delle navi … un continuo sbirciare, affondare lo sguardo nell’ordine che regge i disordini ed i contrasti. L’indagine fotografica espressa ne “Il Segreto degli Angeli” solca il centro nevralgico del sistema socio-culturale del quartiere, quello che si nasconde, il luogo segreto; è un’opera che si concede agli occhi per poi comprendere quanto spesso sia surreale ed assurdo il nostro essere quando capita di osservarlo nei suoi inverosimili dettagli. Un lavoro che non invade, quanto piuttosto raccoglie ed ampia le dissonanze segregate nelle profondità della vita di un luogo storico, fino all’astrazione pura, quella insita nelle cave dei nostri rifugi che sanno diventare spesso surreali, assolutamente improbabili; un collage di crepe, colori forti, trame geometriche che confondo … tracce. Un pappagallo che quasi sorride ed alle sue spalle la foto di San Michele Arcangelo, un sandalo appeso su un muro che appare caduto o forse traverso o forse chissà da quale dimensione si poneva l’artista rispetto alla composizione dello spazio, una rosa in un water … la vita imbalsamata. In ogni casa un segreto, tutti segreti surreali. L’opera ricalca i contorni di una cristianità amorfa e si astrae fino allo stato metafisico. L’artista coglie l’idea di un totem pagano con le sembianze di un Cristo sovrastato dagli uccelli, come a chiedersi dove mai sia finito Cristo per coloro che lo invocano. E’ un lavoro percettivo che confessa il senso di un’estrazione profonda, nascosto nell’astrazione stessa che non è altro che il fondo dell’estrazione. L’astrazione, quindi, avviene proprio attraverso la massima estrazione.


di Annarita Borrelli




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