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Fotografia - Maurizio Galimberti - Milano


Scomporre per ricomporre, disinfettare per rimarginare, analizzare per sintetizzare, un esercizio sensoriale e concettuale che si trasforma in disciplina attraverso la fotografia. Caos che determina e ordina i disordini, alla ricerca di soluzioni uniche. In realtà siamo nel cuore di un’architettura sistemica in cui tutto convive con il contrario di tutto. In questo caso, semplicemente “Milano”, una città nella città, un’istantanea nell’infinito, la fotografia che sa comunicare ed un mosaico di scatti; una vera e propria narrazione fotografica accompagna questa dichiarata e sentita dedica. Maurizio Galimberti de-frammenta se stesso e poi la città in un’azione quasi propiziatoria; la sua poetica graffia ed al contempo invola, parzializza e poi riassetta proponendo nuove possibili mappe d’interpretazione. Il fotografo riconosce il bisogno di ordine all’interno delle fratture scomposte tipiche di una contemporaneità sempre più nevrotica; c’è bisogno di diffidare della semplificazione di massa, fin troppo spesso ingannevole, ideologica e fuorviante per tendere, per contro, alla consapevolezza, termine ultimo di un percorso che, dall’analisi dei composti, si può sintetizzare nella visione di sezioni globali … il pretesto in una città, Milano multiforme ed i suoi miti sfatati … Milano dinamica, futuristica, europea … Milano sempre uguale ed i suoi resti in decine di scatti rubati all’istinto di un occhio visionario. Maurizio Galimberti mette al centro il vuoto ed il suo silenzio, dispone la sue percezioni su lastre polaroid; è come un gioco dell’Io che si estende fino ai tratti strutturali del contesto, per poi trarne e rappresentarne le possibili combinazioni. Il mondo … un puzzle, un’alternanza. Le opere di Galimberti sono una proiezione dei suoi occhi e viceversa; il fotografo prosegue la sua ricerca sulle grandi città del mondo, si ferma e ritorna a Milano. Ad ogni pagina un bisogno, una sintesi di spazi urbani in imprevedibili equilibri dinamici, una collezione di opere che allontana da contaminazioni tecnologiche, da comportamenti bulimici, anti evolutivi, spuri e fuori controllo. Maurizio Galimberti e le sue polaroid hanno lo stesso sangue, si amalgamano continuamente … ad ogni scatto, in ogni dettaglio ripetuto … l’effimero si perde nella ripetizione e le immagini assumono un nuovo significato. Ogni luogo ha diritto alla propria forma, ma la mente ha la forma dell’infinito.


di Annarita Borrelli




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