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Fotografia - Giuseppe Lo Schiavo - Proserpina, natura morta contemporanea


GIUSEPPE LO SCHIAVO – PROSERPINA, NATURA MORTA CONTEMPORANEA


Un progetto ispirato a Proserpina la dea rapita che ritorna ogni primavera. Un ciclo, di nature morte, che ci racconta l’attesa di questo tempo condiviso, il ritorno che diventa allegoria, spensieratezza di una vita che irrompe con forza, con stupore e fierezza nelle stagioni dell’uomo, scuotendolo dal torpore di emozioni artificiali. Immagini provocatorie insolite, ma costruite con delicatezza. Il rapporto Uomo-Natura diventa alleanza da recuperare. Armonia da custodire. Fiducia da riconquistare.

Una combinazione di elementi. Da una parte la potenza della natura strappata alla sua terra (i fiori), e dall’altra il transitorio ed artificiale mondo del genere umano (il profilattico), privato di ogni entusiasmo. Una memoria che viene raccontata e prende forma filtrando e fondendo sensazioni. Una ricerca visiva, ma anche una ricerca percettiva che si sviluppa senza alterazioni. Ciò che ci viene restituito è una prospettiva diversa, insolita. Una realtà moltiplicata nella fantasia (dell’artista), che dialoga con il creato, ne rispetta i tempi e diventa artefice di una rivoluzione. L’armonia della natura, con la sua fragile ma potente bellezza è intrappolata nelle convenzioni della quotidianità dell’uomo. Recisa, pronta a spegnersi, ma capace ancora di vivere, di comunicare e generare emozioni. Pronta a rinascere. A continuare ad amare. A promettere di vivere nuovi cieli.

È la vita che aspetta il ritorno della luce. È la luce che rende visibile tutte le fragilità senza nasconderle. Il risultato è un percorso senza alibi, un confronto capace di scatenare un dialogo interiore: natura oppure abuso? ingegno oppure istinto?

Si compie cosi quell’incontro-scontro tra la bellezza del creato e le debolezze, le stanchezze e le manie dell’uomo. Ciò a cui assistiamo è un silente ed interminabile abbraccio, un compromesso stridente, tra la natura generatrice e il prodotto artificiale che diventa la causa, la reazione vincolante di quella rivolta delle regole. Di quella voglia di regole. Un grido di attenzione. Una reazione che viene catturata riuscendo con estrema sensibilità a dar vita ad una crasi visiva, una mescolanza di due entità fisiche che apparentemente si escludono a vicenda ma che in realtà diventano complementari. Il tutto realizzato con una immediatezza della costruzione visiva della scena capace di arrivare subito, senza eccessi inutili, ad essere testimone di un messaggio.

Una natura insidiata, minacciata da pericoli innescati dall’uomo. Sfruttata, venduta, resa sterile. Usurpata e privata di ogni dignità, come se tutto fosse un diritto che non può essere né venduto né ceduto, ma semplicemente usato. Stuprato. E nonostante ciò essa continua a regalarci le stesse passioni. È questo il prezzo di questa apparente libertà? Domande a cui questo progetto, che diventa una nuova reinterpretazione laica di un contemporaneo cantico delle creature, tenta di fornire non le risposte, ma gli strumenti necessari per arrivare ad esse.

Artificio e Purezza che dialogano e portano in scena questa guerra dove a soccombere è sempre la verità. A chi osserva l’ultima decisione, il compito di decretare non il vincitore, ma afferrare e mettere in pratica quella richiesta d’armistizio.



di Roberto Sottile

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