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Arte - Mirta Vignatti - Bianco Fragile


L’oscurità di questo tempo inghiotte opere ed idee nella fatica incongrua della sopravvivenza. Eppure spesso l’arte si rende capace di sfidare tale oscurità, a volte con il tocco incandescente di una scintilla fugace, a volte con la potenza ringhiante del fuoco, a volte con l’energia luminosa del bianco in cui scompaiono tutti i colori, così come tutti i principi. La notte si eleva e ne ascoltiamo i silenzi; mura fredde, invalicabili, indistruttibili, infinite. Ma questa bellezza non basta per creare un vero incendio …. “Bianco Fragile” reagisce con la libertà, con la capacità di uscire dai sentieri battuti, dalle abitudini indotte. Mirta Vignatti impara a mutare pelle e sembianze, senza mai abbandonare l’esigenza verticale della ricerca, fino a raggiungere la nitidezza di una visione poetica sempre più affilata, che sembra porre la sopravvivenza dell’umano come unica pratica di resistenza possibile. Indagine introspettiva e resilienza allargata. Ciò che l’artista realizza, oggi, è simile ad un carotaggio, un affondare fino a confondersi con la sostanza stessa di cui è fatto l’uomo, scegliendo come mezzo di questa osmosi alchemica proprio l’installazione ed i suoi gesti, allontanandosi così dalla tanto cara tradizione della tela. L’artista scava le dimensioni e porta alla luce l’essenzialità più evidente, la superficie più radicale di una lieve bellezza racchiusa; agisce nel bianco e nel nero per generare un’immediata tensione creando un fecondo disorientamento; non serve che il passaggio tra forme elementari e modulari … non occorre fare altro che lasciarsi investire dal puro messaggio affidato alla luce del bianco che assorbe il nero. L’opera richiama un’idea di massima inclusione, di fusione, di luminosa unione oltre le assenze e le dimenticanze. Occhio e mente si attivano e interagiscono nell’inconscio lungo la strada di un’indagine di senso più profondo, di contenuto che si erge potente dietro e dentro alla non-forma, di mondi, di intimità, di misteri svelati dagli incastri. L’umanità di Mirta Vignatti oggi vive attaccata nel vuoto “su un filo di ragno” e fa della fragilità la propria dimora di forza e rinnovamento. Fragilità che si nutre di rotture nel “frangere”, un’esperienza umana che mai si spegne in vita, un frammento prezioso d’anima … un dovere etico attraverso il quale ritornare ad essere pulsanti. Questo percorso ricostruisce l’umano troppo umano e ne riordina i frammenti, genera saggezza ed avvicina alla serenità. “Ecco il mio dio (…) Questo è un uomo” sembra sussurrare l’opera di Mirta Vignatti dinanzi al ricordo di un sangue crudo e spesso violento che teme ancora la morte e le sue ferite, mentre ricorda a se stesso il senso del rischio della vita.


di Annarita Borrelli