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Intervistare l'arte - Francesca Lolli


Come ti collochi nel panorama dell’arte contemporanea e che tipo di artista sei?

Proprio non saprei. cerco in ogni maniera di rimanere fedele a me stessa nella mia ricerca. Non saprei proprio dove e come collocarmi. Quello che cerco di fare è continuare a camminare, ricercare. Se poi tutto questo porterà ad una collocazione non sarò io a deciderlo. Spero solo di riuscire a trasmettere a chi ha voglia di ascoltare, esperire.


Le espressioni artistiche con cui ti esprimi sono la video art e la performance, come arrivi a scegliere queste due forme d’arte? In giornate così fredde ed apparentemente prive di alcun senso creativo risponderei per convenienza e pigrizia ma ci ho messo 38 anni per conoscermi un pò e capire che invece si tratta di ossessione espressiva (cit. PPP). La mia formazione viene dal teatro, lavorando per anni come attrice il mio corpo è sempre stato il mezzo più immediato, facile da usare a mio piacimento. per quanto riguarda il video... è stato un attimo passare dall'altra parte dell'obiettivo (non proprio un attimo come formazione tecnica ovviamente). La cosa che più mi affascina della telecamera è che quello che lei vede non sarà mai quello che vedono i tuoi occhi. è pur sempre una sorta di filtro, di altro da te, ti porta al compromesso e spesso alla sorpresa, come nelle più umane delle relazioni.


A quale tra le tue tante performance sei maggiormente legata e perché? Ogni performance porta con sé una ricerca specifica legata al momento. è legata indissolubilmente al qui e ora (anche nella sua ripetizione). Forse è proprio per questo che mi rimane molto difficile sentirmi legata ad una rispetto ad un altra..


Hai partecipato ad un festival della performance in Iran, che tipo di feedback hai ricevuto? E' sicuramente stata una delle esperienze più interessanti dal punto di vista umano di tutta la mia vita. non vorrei entrare in merito a questioni socio politiche (anche se credo fortemente che tutto sia politica), in fondo , nella nostra società qualunquista siamo abituati a fare di tutt'erba un fascio ed a parlare per sentito dire o visto in tv. E' stata un'esperienza grandiosa soprattutto perché ho avuto occasione di relazionarmi con l'altro da me, ossia la diversità, intesa proprio come altro da me, non uguale nè simile. La risposta da parte della gente è stata super calorosa e interessata. La meraviglia dell'arte è che parla un linguaggio che trascende il linguaggio (e le diversità culturali).


Quali sono i tuoi riferimenti artistici passati e presenti? Pasolini, Bukowski, Hopper, Alberto Sordi, Carver, Artaud, Mahler ... ma se me lo chiedessi domani o in un altro momento aggiungerei sicuramente altri nomi.


E’ chiara la rilevanza che attribuisci alla collaborazione nell’arte, quali sono per te gli aspetti più interessanti di queste esperienze? La collaborazione artistica è un'amicizia senza amici, dice Marcel Mauss.


Che sapore ha fare arte in viale Bligny a Milano? Non saprei ... la ricerca è la ricerca, il dove è sempre stato ben poco importante per me. Quando la ricerca si esprime e diviene qualcosa di tangibile ed esterno da sè allora entra nel mondo. e lì non esiste più geografia.


Ad esclusione dell’uso dei mezzi artistici, cosa significa per te contemporaneità nell’arte? Parlare del presente, ad ogni costo e in ogni modo.


Cosa pensi del ruolo dell’artista contemporaneo? Più che un ruolo io vedo un obbligo: parlare del presente appunto, non di se stessi.


Nelle tue opere analizzi vari aspetti dell’esistenza, ma quel è il loro comun denominatore? La fragilità dell'essere umano, la lotta per il riconoscimento della propria identità, la carne. L'infinita dialettica tra la dimensione orizzontale (quella umana fatta di carne, sangue e ossa) e la dimensione verticale (quella più spirituale).


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