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Intervistare l'Arte - Silvia Argiolas


Chi è Silvia Argiolas?

Una persona che dipinge, che ama quello che fa, sincera con se stessa, sarcastica, leggermente depressa … Odio il passato, amo il presente anche se credo che “tutto torna” e ciò che cambia sono i nostri occhi; niente può essere come prima.


Parlaci delle tue visioni …

Mi piace guardare la società, le debolezze dell’uomo; osservo tantissimo gli esseri umani da un punto di vista antropologico. Amo il cinema indipendente. Amo e pratico la psicanalisi lacaniana.

Mi piace giocare con gli stereotipi degli stati emotivi che vengono generalmente rappresentati; non ho filtri, parlo in modo diretto sia nel quotidiano sia nel mio lavoro.


Qual è la tua visione della contemporaneità?

Credo che ci sia tutto; non amo molto la definizione di arte del posto, mi piace una visione senza patria, anche se credo sia impossibile perché le radici restano e si vedono, il nostro inconscio parla per noi, dunque, anche volendo risultare globalizzati, il posto in cui siamo cresciuti resta, anche se lo rifiutiamo consciamente.


La donna nei tuoi lavori, parlacene …

E’ una “uoma”, agisce ciò che sente, è libera, perdente (nel senso bello del termine), non è trattenuta, non è definita sessualmente, non è bella nel senso comune del bello, ma è sicuramente reale; poi mi affascina la donna plastica, sempre con la stessa espressione, zigomi da castoro e labbroni canotto, un’omologazione che mi spaventa perché, oltre che nel corpo, si sta trasferendo anche nei sentimenti basilari. La mia donna non è frigida, soprattutto a livello sentimentale … tutto troppo, per questo rischia di morire per il suo essere.


Il simbolismo nella tua arte, raccontaci.

I miei personaggi hanno sempre diversi occhi, simbolo di percezioni differenti, poi ci sono i serpenti che rappresentano la rinascita … poi tattoo generalmente maschili sui corpi femminili, proprio per ribadire i non confini … un po’ tutto si anima, dal seno etc., ma anche in questo caso va letto tutto il lavoro con sarcasmo, non amo l’enfasi del dolore a tutti i costi, del sentito …


Nel tuo lavoro si percepisce il confine tra il bene ed il male. Parlaci di questo concetto nella tua pittura: come è stato e come pensi sarà …

In genere le persone amano dare ruoli alle persone, io credo sia tutto più sottile e complesso. La stessa tv, nei fatti di cronaca, ama dare sempre la colpa al forestiero o all’uomo nero, mentre è risaputo che molte volte il male viene commesso tra le mura domestiche; noi non ci conosciamo, quindi, definire dove si trova il male è ancora più difficile; l’amare troppo può essere male, allontanarsi può essere il bene … anche i miei personaggi non sono classificabili perché hanno vissuto, e chi vive inconsciamente oppure consciamente, uccide qualcuno.


Quali personaggi della storia pensi abbiamo molto influenzato il tuo essere?

Carmelo Bene, Giovanna D’Arco, Ludovica Albertoni, Ciprì e Maresco.


In un mondo senza alcun tipo di limite, quale opera realizzeresti?

Quello che faccio.


L’opera d’arte che ti piacere possedere …

Tutte quelle di Mike Kelley.


Quale credi sia il ruolo dell’artista contemporaneo?

Osservare i cambiamenti della società, parlare con la propria opera ed andare avanti …



© Annarita Borrelli


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