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Intervistare l'arte - Andrea Rodi


Andrea Rodi … perché fare il gallerista oggi in Italia?

Io vedo la figura del gallerista come una sorta di ricercatore e catalizzatore di talenti artistici e credo che, ancora oggi, in un mondo nebuloso e ipersaturo come quello dell’arte contemporanea, ci sia bisogno di una figura del genere. Il gallerista fornisce, o dovrebbe fornire, una sorta di garanzia per i collezionisti e una credenziale in più per gli artisti con cui collabora.


Burning Giraffe Art Gallery, un nome che riporta alla memoria della grande arte, raccontaci la storia di questo brand …

L’arte di Salvador Dalì mi ha sempre affascinato moltissimo, così come quella delle avanguardie di inizio Novecento in genere – forse il periodo della storia dell’arte che preferisco in assoluto – e, nel momento in cui mi sono trovato a dover scegliere il nome della galleria, Burning Giraffe, la giraffa in fiamme, un dettaglio che si trova sullo sfondo di alcune tele di Dalì, è sorto spontaneamente. Non mi interessava utilizzare il mio nome. Per carattere, non amo apparire e non lo trovavo interessante. Dopodiché, mi sono appoggiato agli street artist Truly Design, che hanno trasformato l’immagine di Dalì in un logo fortemente attuale e di impatto. È un nome che funziona benissimo, incuriosisce e rimane impresso in mente. Non so se considerarlo un “brand”, ma, nel caso lo fosse, l’abbiamo azzeccato alla grande.


Qual è la mission di Burning Art Gallery?

Promuovere i giovani artisti di talento, con una particolare attenzione alla materialità dell’oggetto artistico, che sia pittorico, grafico, fotografico o scultoreo, quindi alle capacità tecniche degli artisti stessi, senza perdere di vista il peso concettuale della loro ricerca. Diciamo che, hegelianamente, cerco di presentare opere in cui contenitore e contenuto abbiano la stessa importanza e lo stesso peso. A volte si oscilla da una parte e a volte dall’altra, ma non mi interessa l’arte bella e ben fatta in sé, vuota di contenuto, né quella in cui il concetto è l’opera stessa, quella che porta il pubblico a dire “potevo farlo anch’io”.


Artisti, curatori, critici e galleristi ... secondo te rappresentano tutti figure importanti nel mondo dell'arte? ... e perché?

Senz’altro sono tutti importanti, ognuno ha il suo ruolo e la sua funzione. La differenza è che curatore, critico e gallerista esistono, o dovrebbero esistere, in funzione dell’artista e non viceversa.


Che rapporto hai con i tuoi artisti?

Dipende. Con alcuni si instaura un rapporto di comunicazione e collaborazione continua, con altri no. Lascio molta libertà agli artisti. Se mi piace come lavora un artista, mi fido e tendo a non intervenire troppo nell’ambito della creazione delle opere.


Prediligi proporre l'arte di pensiero o di azione?

Prediligo l’arte in cui i due aspetti sono ben equiparati. Non credo che esista una dicotomia tra pensiero e azione.

Quali sono in assoluto le opere del passato e del presente che ti sarebbe piaciuto possedere e perché?

Sono ossessionato dalla Grande Onda di Hokusai. A casa mia ce ne sono almeno quattro riproduzioni e, una volta, ce l’avevo pure stampata sulle Vans. Poi, Dalì, ovviamente. Mi piacerebbe molto possedere uno degli oggetti mobili di Calder o una scultura di Arnaldo Pomodoro, o un dipinto di Emilio Vedova. Per quanto riguarda il presente, sono fortunato, perché mi piacciono soprattutto i miei artisti: Silvia Argiolas, Simone Geraci, Ugo Ricciardi ecc. Scherzi a parte, amo molto le opere di 108.


Quale credi sia il ruolo dell'artista contemporaneo?

È difficile dirlo, perché, prima di tutto bisognerebbe capire fino a che punto si può definire qualcuno un artista. Ad esempio, il fotografo che fa reportage di guerra è un artista perché le sue opere vengono esposte in una galleria d’arte o in un museo? Ad altri l’ardua sentenza.

Per dirla banalmente, il ruolo dell’artista è quello fornire uno sguardo personale sul mondo, capace di toccare l’animo di chi si approccia alle sue opere ed eventualmente, di destabilizzarlo.


Il ruolo del gallerista contemporaneo … raccontaci la tua opinione ...

Penso di aver già risposto, ma, se devo aggiungere qualcosa, penso che il ruolo del gallerista implichi anche il fatto di rendere l’arte contemporanea più accessibile e meno minacciosa per un pubblico più ampio rispetto a quello attuale.


Burning Giraffe Art Gallery nel futuro …

Nell’immediato futuro c’è una nuova mostra, la personale dell’artista Rosario Vicidomini, dal 27 aprile al 3 giugno. Poi, a ottobre, faremo la prima fiera all’estero: Yia Art Fair a Parigi. In generale, la prossima stagione si svilupperà intervallando collaborazioni nuove, come quella con la bravissima Romina Bassu, che farà una personale in galleria tra fine ottobre e novembre, ai “ritorni” di artisti con cui abbiamo già collaborato in passato, per vedere come si è evoluta la loro ricerca, come l’illustratore e incisore Otto D’Ambra e la pittrice Anna Capolupo, con cui lavoriamo sin dall’apertura della galleria. Inoltre, nel futuro, ma anche nel presente di Burning Giraffe, c’è il progetto COLLA, che ci vede collaborare con altre quattro gallerie torinesi (Fusion Art Gallery, Metroquadro, Galleria Moitre e Spazio Ferramenta), nel tentativo di creare una vera e propria rete attiva sul territorio torinese, ma non solo.



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