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Intervistare l'arte - Serena Mormino




Chi è Serena Mormino?

Una donna appassionata, innamorata della vita, curiosa, introspettiva ma sempre sensibile a chi la circonda, che vive ogni istante, nel bene e nel male, così intensamente che chi la conosce bene afferma che ha vissuto il doppio dei suoi anni, anche se la luce dei suoi occhi dimostrano l'entusiasmo di una giovane ragazza.

Laureata in economia e iscritta all'ordine dei commercialisti, insegnante di materie economico giuridiche, la passione per Arte e Design la conducono a rimettersi in gioco per percorrere la strada che il cuore e l'istinto le indicano come l'unica davvero percorribile per essere se stessa ... e non tornerebbe mai indietro!


Serena Mormino curatrice, raccontaci ...

Ormai dieci anni fa, forti cambiamenti nella mia vita, l’impulso di generare arte, ma non producendola io stessa, bensì comunicandola... entrare nel pensiero, nelle emozioni degli artisti per assaporarne la magia ed intensità e raccontarla in modo semplice ma appassionato, anche a chi ancora non conosce l’arte.

Per me il vero ruolo del curatore e del critico è, e deve essere, proprio questo, ricordando che l’arte è prima di tutto forma di comunicazione e che deve essere per tutti, ancora prima per l’uomo comune, per la quotidianità, per la collettività e solo raramente per pochi fortunati collezionisti.

L’Arte è vitamina essenziale della vita, è la nostra storia, la nostra cultura da cui non possiamo allontanarci e che non dobbiamo dimenticare... dimenticare troppo spesso è semplicemente dare per scontato, non notare, non permettere di rubare un nostro attimo o pensiero.

Molti colleghi, soprattutto di generazioni precedenti la mia, hanno intenso il loro ruolo come prettamente accademico, scrivendo sicuramente pagine importantissime di storia, ma eleggendole a pochi esperti del settore. Io amo scrivere, invece, facendomi trasportare dall’emozione che ho l’enorme fortuna di poter provare vivendo l’arte contemporanea insieme ai suoi protagonisti, e desidero trasmettere tali sensazioni a coloro che possono esserne solo spettatori, ma non per questo devono rimanere distanti da tale mondo. Testi ricchi ma troppo accademici, rischiano di non arrivare al pubblico, appaiono complessi e ridondanti, non emozionano, non permetto di comprendere davvero ciò che si cela dentro un’opera e dentro l’anima di chi l’ha prodotta.


Qual è la tua motivazione personale che ti ha spinto verso il mondo dell’Arte Contemporanea?

Mi ritengo molto fortunata; ho avuto il coraggio di abbandonare ogni certezza lavorativa per dedicarmi alla Vitamina Arte e alla Vitamina Design, senza cui ora non potrei più vivere. Il poter conoscere gli artisti nella nostra contemporaneità è la ricchezza più grande che il nostro lavoro ci regala; entrare nelle loro vite, nei loro pensieri fino a riuscire, talvolta, a prevedere quelli che saranno i loro nuovi elaborati.

Quindi valigia sempre in mano pronta a scoprire nuovi artisti e a fare il pieno di vitamine!


Il tuo lavoro si muove attorno ad uno specifico stile artistico? Parlacene.

In realtà anche nell'arte amo rimettermi sempre in discussione, quindi apprezzo stili diversi, dialogare con tecniche e generazioni a confronto.

Scrivo di arte moderna e contemporanea, ma anche di “Design come forma d’Arte”, scoprendo piacevolmente che grandi colleghi più vicini all'arte classica, studiano e collezionano anche design, come l’amico “Vittorio”, tanto diverso dal personaggio “Sgarbi”. Ho parlato ed intervistato per ore il caro Prof. Gillo Dorfles, partendo dal kitsch per arrivare alle ultime novità del Salone del Mobile... Mi sono scontrata invece con i mostri dell’arte come con l’amico Arturo Schwartz a cui ho chiesto di dissacrare tale mia teoria...

Fermami, potrei parlare per ore... perché forse la passione più vera ed intensa è proprio per il design... un unico rimpianto nella vita che non rimarrà tale... non aver studiato anche architettura... ma chissà un giorno ...


Su quali valori è basato il tuo rapporto con gli artisti?

Sulla realtà, nel senso che ora che ho maggiore consapevolezza ed esperienza, mi concedo di scegliere con chi lavorare, partendo prima di tutto da un interesse reciproco sul proprio percorso e su un rapporto di stima, fiducia che spesso si tramuta in amicizia profonda. Ogni artista è prima di tutto persona e ci si sceglie per il piacere di conoscersi, di comprendersi e di crescere insieme. Non inseguo i nomi del momento, né i grandi ed acclamati artisti per una soddisfazione prettamente personale, mi avvicino a loro se cresce in me un’idea, un progetto preciso dettato dalla passione per la loro arte e dal desiderio di scrivere insieme qualcosa di nuovo.

Il mio lavoro non è basato sul desiderio di arrivare, ma di vivere l’arte e di trasmetterne il valore anche a chi non si sarebbe mai avvicinato spontaneamente, spesso perché ignaro di cosa sia.

Desidero far crescere e crescere io stessa insieme agli artisti con cui lavoro, perché c’è sempre da imparare gli uni dagli altri e il segreto è continuare a stimolarsi reciprocamente.


Potendo esprimere un desiderio... con quali tra i grandi artisti del passato collaboreresti e perché?

Sicuramente con De Chirico, per entrare anche solo per un istante nella sue città, camminare accanto ai suoi colori per scoprire architetture e piazze, così come solo lui le ha conosciute..

E con Gaudì per vivere accanto a lui nella Sagrada Familia durante gli anni di intenso lavoro... Ho avuto la grande fortuna di conoscere e collaborare con J. M. Subirachs, suo unico e degno erede, colui che ha potuto apportare modifiche al progetto originale di Gaudi... avrei sognato conoscere anche il suo grande maestro...


Qual è il tuo punto di vista oggi sul mercato dell’arte in Italia?

Ho scelto di non essere gallerista per poter crescere insieme agli artisti, per poter fare cultura e scrivere nuove pagine di storia dell’arte. Oggi la maggior parte dei galleristi purtroppo è più imprenditore che operatore culturale. Il fermento artistico degli anni che Leo Castelli e Ileana Sonnabend hanno vissuto e appreso in America è un ricordo troppo lontano.

L’Italia dovrebbe essere ancora oggi la patria della cultura, musei e gallerie dovrebbero contribuire a storicizzare nuovi grandi artisti tra i tanti, troppi che si proclamano tali in un’epoca dove sembra che avere un sito e quotarsi autonomamente sia sufficiente. Il mercato è saturo di ottimi lavori decorativi ove brillano poche stelle che hanno davvero una luce propria. Dovrebbe esserci più selezione, più serietà da parte di tutti. L’arte contemporanea può essere un ottimo investimento, con quella aleatorietà tipica di ogni periodo storico-­‐ economico certo, ma bisogna affidarsi a persone competenti per non fare errori.


Quale credi sia il ruolo dell’artista contemporaneo?

Quello che ha avuto in ogni epoca, il dovere di esprimere quel dono divino che a pochi è dato avere e di scrivere la nostra storia e il nostro futuro plasmando materia e colore, ricordando sempre che la sua arte non è un lavoro, ma una necessità.


Quale frase ti piacerebbe lasciare al mondo dell’arte?

Ciò che scrivo e penso ogni giorno: “L’Arte è Vitamina essenziale della Vita” Il tuo lavoro nel futuro...

Ho insegnato per anni materie economico-­‐giuridiche, tecniche di comunicazione pubblica nel settore culturale; vorrei poter insegnare attraverso i miei testi, le mostre che curo, il Museo che dirigo e il museo intitolato alla mia associazione culturale AMARTE che sto cercando con ogni forza di creare, ad amare l’arte, a desiderare di conoscerla meglio e a viverla nel quotidiano anche se non si ha la fortuna di possederla.

Sto progettando alcune mostre di levatura internazionale a Venezia, Roma, nella mia Vercelli e, come sempre, a Buenos Aires, ma vorrei realizzare una mostra per la casa di ognuno di noi....



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