Se consideriamo il linguaggio come matrice strutturale e direzionale dell’esperienza, allora le parole diventano vettori di tendenza, ambasciatrici di significati, contenitori di realtà continuamente ed innegabilmente in evoluzione … Le parole cambiano quando cambiano i contesti e la storia che li accoglie. Dinanzi alla lettura di “Nihil et Ordo” di Cosimo Angeleri ci accorgiamo di quanto fluido sia da considerarsi il nostro fare e disfare quotidiano, al cospetto di una probabile originale lente di ingrandimento disciplinata dalla visione dell’autore stesso. Chi vada percorrendo le pagine di questo testo non può non rimanere perplesso.
“Nihil et Ordo” è, a mio avviso, il risultato di un nuovo approccio istintivo rispetto all’uso delle parole ed al loro significato condiviso.
Chi non ama la sperimentazione potrebbe ricadere nella leggerezza di consideralo una fucina creativa di neologismi contemporanei fortemente figli di quella sana sensazione diffusa di opposizione, cinismo, titubanza ed imbarazzo nei confronti del reale.
Le parole, in realtà, si vestono di significati “nuovi”, improbabili, rivelati, quasi confessati … spesso poco comprensibili ... e dopo pochi attimi si trasformano in contenuti, abbandonando se stesse come tratto di una linguistica fortemente arbitraria.
Tutto sommato l'arbitrarietà è una delle caratteristiche del segno linguistico. Da più di un secolo si discute di arbitrarietà, in quanto gli elementi del segno non sono naturalmente "motivati", ma dipendono da una tacita convenzione tra i parlanti di una lingua.
In questo contesto concettuale, considero la voce lirica di Angeleri come l’espressione di un moto, a volte intimo, a volte urbano, a tratti patologico del patto d’esperienza esistente tra le espressioni del contemporaneo e l’ambiguità dei suoi contenuti.
Se esiste una parola formalmente goffa, disarmonica, sgraziata … allora esiste un corrispondente senso materico dell’esperienza tragica della vita che, a volte, fa anche “male”. “Il nulla e l’ordine” è una nuova locuzione, a mio avviso controversa, non solo una raccolta di parole e prospettive. Questa lavatrice di valori ed accezioni contiene tutti noi, disordinatamente. E da una tale miscellanea di disordini linguistici e grammaticali emergerà, probabilmente, un rinnovato vocabolario, forse imperscrutabile, forse oscuro, tuttavia sempre più simbiotico rispetto alle disarmonie individuali e all'indigenza psicosociale dilagante di questa folle contemporaneità.
di Annarita Borrelli
***
Linee a percossa,
blocco di strappo rosa,
glottolalia di fuchsia
digitale,
sparato via con l’obice
dell’ombra,terra compressa
in seno al molato.
Fuchsia sopra tutte le porte,
le uscite,i cunicoli.
***
Le membrane dell’avvolto.
Un muco biondo fumo
cui s’attorcigliano palazzi di fiamme bianche
ori crepati di novinevole,
e nevi rotte da forze crema,
cremisi,cremose,e cremate
da tanto dormiveglia.
***
Suolo-osso di salto,
l’invenzione di vetrate
ipnago-arancio del sistema
simpatico,a vortici neurali
e piroette nere d’aperture
e crasse voragini.
Raffiche di sperma sonoro giallo
arancio nell’atmosfera della
casa’91,occipiti in festa
electronic body music
e tu soldato sonnolento di questi precipizi
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