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GIOVANNA FRA e MARCO LODOLA al MUSEO DEL PARCO di PORTOFINO - Domenica 24 Settembre 2017


Domenica 24 Settembre 2017 il Museo del Parco di Portofino, Centro Internazionale di Scultura all’Aperto presieduto da Daniele Crippa, e curato da Serena Mormino, in collaborazione con Amarte, si arricchirà di un’altra importante opera scultorea “COLONNA PICTA” dell’artista GIOVANNA FRA.

Per l'occasione sarà presente anche MARCO LODOLA per dialogare nuovamente della sua importante opera "RED DRAGON" omaggio al San Giorgio simbolo di Portofino, entrata nella collezione permanente del Museo nel 2013 a cura di Serena Mormino e Luciano Caprile.

“Per il “San Giorgio con il dragone”, una delle immagini pittoriche più rappresentate nella storia dell’arte da Tintoretto a Leonardo, da Paolo Uccello a Salvador Dalì, mi sono ispirato all’immagine del Red Dragon di William Blake, perché in alcuni casi l’arte visiva e poetica si mescolano con l'immaginazione e la visione ed entrambe le forze sono legate alla religione in un'unità indivisibile come se gli elementi del drago, cavaliere e cavallo si fondessero in un’unica realtà” – Marco Lodola


Allegato testi critici – articoli e note biografiche.


Testo critico Mormino per Giovanna Fra

Giovanna Fra, artista eclettica che sperimenta tecniche pittoriche, fotografiche e scultoree, ha la capacità di fare del colore la sua luce e punto di riferimento.

In ogni opera per lei la pittura è luogo di esplorazione e sconfinamento per infinite possibilità di fissare l’energia del colore.

Ed ecco che i suoi tratti si ritrovano spontaneamente anche nelle opere fotografiche e tridimensionali, anche se in realtà non ha bisogno di una dimensione maggiore per esaltare la sua Arte già ricca di anima, gestualità e passione.

Opere che dialogano con il tempo, con epoche diverse con la magia tipica dell’Arte che è in grado di superare ogni barriera, anche, appunto, quella del trascorrere dei secoli.

Il colore della Fra sembra abbracciare naturalmente le sue tele, i suoi tessuti antichi come fossero steli preziose; coinvolge i sensi e gli spazi e arriva a fare suoi anche elementi architettonici importanti nella forma e nella concettualità, a dimostrazione che la cultura non conosce tempo, perché è un continuo divenire e rimandare, esattamente come le nostre stesse vite proiettate al futuro solo se consapevoli del proprio vissuto e del presente.

Sperimenta la luce, come conseguenza diretta della forza del suo colore che, in quanto energia, è esso stesso luce… nasce Colonna Picta, una presenza scultorea capace di confondersi con la vegetazione del Parco di Portofino ove è destinata.

Serena Mormino


Testo critico Mormino per Marco Lodola


Lodola ci regala subito i confini e i ricordi più immediati di icone, di ciò che ci colpisce e ci piace, di personaggi del mondo immaginario come di quello reale, ma ci induce anche a guardare oltre, ad entrare in questi confini, a comprendere le peculiarità di quanto ritratto Ci costringe a ricordare le note della musica che accompagnava il ballo, a ricordare il gusto della Coca Cola o il luogo in cui abbiamo comprato il fustino del Dash; a ricordare il volto di quella bionda che ci ha fatto girare la testa, l’espressione degli occhi nello sguardo tra Ginger e Fred; l’emozione di quando abbiamo guidato la prima vespa o di quando abbiamo ascoltato Yellow Submarine

Lodola scrive il suo romanzo, o meglio, riscrive la storia sociale, istituzionale e dello spettacolo, così come quella del quotidiano, dando nuova energia e personalità ai personaggi che sceglie, nelle miriadi di soggetti più o meno blasonati comuni a più, a coloro che predilige, a quei pochi che reputa davvero meritevoli di essere menzionati.

Con Evita crea un rapporto artisticamente e umanamente privilegiato. Si rapporta al mito ritraendone solo i confini colorati, ma, pantone dopo pantone, si “avvicina” maggiormente a Lei; nasce un legame più forte, più immediato e spontaneo, al punto da “permettersi” di ritrarla con attenzione, precisione, rendendo il mito della bella e bionda Evita, sempre più umano.

La scopre ricordando e approfondendo la storia dell’Argentina, degli anni del peronismo e dei descamiciados; la nobilita anche tra i “suoi” miti nelle apparizioni pubbliche, nei discorsi immortali al suo popolo... ma sa scoprirne anche il lato più femminile, più sensibile e frivolo. La ritrae con i suoi amati gioielli, iniziando a far emergere maggiormente la personalità di un personaggio forse troppo storicizzato... Ecco che inizia a tratteggiare i segni del suo volto, gli occhi, le labbra, per poi lasciarsi andare anche ai segni di espressione... Evita Donna, non solo personaggio pubblico e politico. Evita che analizza l’economia del suo paese ma che sa anche regalare giochi e speranze ai bambini; Evita stratega ma anche mamma delle nuove generazioni.

Evita compagna di Peron, ma anche ragazza fragile e sognatrice. Evita così forte e sensibile al contempo, da meritare maggiore attenzione da parte dell’artista e dello spettatore. Lodola ci sottolinea la grande determinazione e umanità di una giovane donna apparsa e ricordata prima più per la sua bellezza tipica delle pin up lodoliane, capace di crescere da ballerina a personaggio di grande cultura, ritraendone al trascorrere degli anni e degli eventi, sempre più anche i tratti e le linee del volto. Dell’esperienza italiana di Evita, l’artista non vuole slogan, immagini forti e simboliche, decide di storicizzarla con quella leggerezza e spensieratezza che pochi hanno saputo leggere. Fa “sua” Evita mentre assapora il profumo del mare, i colori di Santa Margherita Ligure, le canzoni del Quartetto Cetra, la leggerezza della sabbia e i foulard di seta... i tratti del volto sono sempre più marcati... Lodola spontaneamente la considera sempre più donna ed in quanto tale, capace di emozioni, di sguardi, di sorrisi... non riesce a non farsi catturare scoprendo le rare fotografie che la ritraggono in “... un giovedì d’agosto a Santa Margherita...”

Portofino, il giorno XXVIII del mese di Maggio MMXIII

Serena Mormino



L’opera di Giovanna Fra entrerà ufficialmente nella collezione permanente del Museo, accanto alle celebri opere di Alviani, Arman, Atchugarry, Angi, Beuyes, Bressani, Ceccobelli, Chiari, Cogorno, Corner, Costa, Cracking Art Group, De Molfetta, Depero, Dorfles, Fiume, Fontana, Galliani, Guttuso, Kosice, Lodola, Marangoni, Marchegiani, Mondino, Patterson, Pignatelli, Polesello, Pomodoro, Man Ray, Rotella, Spoerri, M. Thun, Tolomeo, Vautier, Vigo, Zeni, solo per citare alcune tra le oltre duecento opere presenti in questo prezioso scrigno di arte e natura.

La collezione museale è in un continuo ed importante arricchimento, affiancando sempre più la tradizione artistica italiana e straniera del Novecento all’arte di questo nuovo millennio, in un luogo dove la natura, unica vera sovrana del mondo, ha generosamente e sapientemente creato un luogo di rara bellezza e fascino.

L’intervento umano, in questo luogo incantato, difende la bellezza paesaggistica e culturale, offrendo al pubblico un’altra rara ricchezza… l’Arte. Nel corso di più di vent’anni è stato creato un connubio talmente perfetto tra vegetazione ed espressione artistica, da renderle un’unica identità, dimostrando che l’Arte ha una capacità quasi divina e, quindi, il dovere di rendere omaggio alla vita.

Serena Mormino

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