Quali sono gli elementi stilistici che caratterizzano il vostro sound?
Il suono di Alter & Go prende ispirazione dall’Hardbop, movimento jazz nato tra gli anni Cinquanta e i Sessanta del secolo scorso, che vanta esponenti di grandissimo talento come Wayne Shorter, Horace Silver, Art Blakey e il gigante John Coltrane. Il mio fraseggio è sicuramente è legato alla tradizione, ma con una visione armonica e ritmica più moderna, mentre i voicings del chitarrista Augusto Creni sembrano un pianoforte e anche se prendono spunto dallo stile di Jim Hall, prendono tutta un'altra connotazione; il bouncing del contrabbassista Pietro Ciancaglini rimanda proprio a quegli anni, ma il suono ed il solismo ci fanno fare un salto di 40 anni in avanti. La batteria suonata da Pietro Fumagalli è molto legata a quello stile che sottolinea tutto e ci riporta a casa. Infine abbiamo anche uno special guest, ovvero Tiziano Ruggeri, che con la sua tromba e con il suo stile inconfondibile mette dà un valore aggiunto al progetto davvero notevole.
Nel disco c’è un chiaro riferimento al jazz degli ani’50 e all’Hard Bop: quanto vi ha influenzato l’approccio con questa tradizione?
Alter & Go è un disco che prende spunto dai dischi degli anni ‘60 dell’hardbop ma non è solo questo ovviamente. Alcuni brani come Aka waltz o A plays with B già si allontanano dall’hardbop e si avvicinano al jazz moderno. E’ vero, nasce tutto dall’hard bop ma c è anche dell’altro. Alcuni brani omaggiano i grandi del jazz: ad esempio in Raal troviamo sonorità vicine al quartetto di Coltrane, mentre nel primo temo di A plays with B si percepisce l’influenza dei Jazz Messangers. Nella ballad Song for Mat troverete spunti che rimandano a Dexter Gordon, ma sentirete soprattutto il “nostro” sound dettato dal “nostro” modo di suonare e di concepire musica. Insomma, non parliamo di un vero e proprio disco Hard Bop: partiamo da quello ma ci muoviamo vero il presente attraverso un percorso sottolineato dai brani che suoniamo. Le strutture, infatti, sono tipiche dell’hardbop ma il materiale non è lo stesso, lo dice proprio il titolo: Alter rappresenta la parte più inconscia, intimista ed emotiva, mentre il Go è proprio la parte decisamente più swing e hardbop. Questa è la nostra chiave di lettura: su un letto di hard bop ci sta il nostro stile, il nostro sound, le nostre peculiarità artistiche.
Quali sono le vostre principali fonti di ispirazione?
Le principali fonti di ispirazione sono senza dubbio John Coltrane, Dexter Gordon, Wayne Shorter e anche i King Crimson. Il rock progressive è stato uno dei miei primi amori musicali: dai Genesis, Emerson Lake & Palmer, Soft Machine e soprattutto, come dicevo, i King Crimson. A questi aggiungo anche i grandi compositori classici russi come Prokofiev, Mussorgsky e Shostakovich.
Parlateci ora della storia della vostra band e di come è cominciata questa avventura?
Tutto è nato Dall'Unione del trio sax, chitarra e batteria. Ci siamo incontrati nella Roma Big Band diretta dal M. Claudio Prado. Insieme abbiamo avuto la voglia di lavorare su un suono che potesse spaziare dal jazz anni 50' al '60, che fosse comunque aperto ad un jazz contemporaneo. La cosa bella è stata quella di capire la direzione, soprattutto con l'assenza di uno strumento fondamentale per il quartetto, ovvero il Contrabbasso, cosa che ci ha aiutato a essere più liberi negli arrangiamenti. Ci sono stati dei musicisti quali Marco Contessi, Giuseppe Talone, Eddy Cicchetti che ci hanno aiutato a verificare che la direzione fosse quella giusta ed è anche grazie a loro che siamo arrivati a buon punto. Per noi era ed è tuttora necessario avere un suono ed una forma che possa distinguerci con le composizioni ed il fraseggio del sassofonista Roberto Bottalico, con le armonie pianistiche del chitarrista Augusto Creni, con la batteria hardbop di Pietro Fumagalli. E non dimentichiamo che ci siamo riusciti grazie anche alla capacità di Pietro Ciancaglini di diventare parte integrante di questo progetto Pietro Ciancaglini. Il disco, poi, è venuto da solo mentre suonavamo cosa che ci ha portato più volte ad essere anche impreparati a quella semplicità e bellezza che appartiene al jazz.
La vostra band nel futuro….
Ci aspettiamo che questo sia un punto di partenza. Inoltre vorremmo trovare spazi per poter esprimere le nostre idee e soprattutto per poter trovare altre idee. Insomma, vogliamo che la nostra musica sia sempre in cerca di nuove cose!
Lo Staff di ignorarte.com