Fioridirovo, la personale di Debora Malis a cura di Tiziano M. Todi
Fioridirovo di Debora Malis
Martedì 5 Dicembre 2017 alle ore 18.00 la Galleria Vittoria presenta Fioridirovo, la personale di Debora Malis a cura di Tiziano M. Todi. Debora Malis, artista Pop non nuova per la Galleria Vittoria, in questa mostra prende spunto dai protagonisti delle fiabe per renderli metafora di problematiche contemporanee. L’artista ci accompagna lungo un viaggio attraverso narrazioni conosciute e non, rappresentate con le sue Opere che ci lasciano scoprire aspetti delle Fiabe che non ancora conosciamo. La mostra si protrarrà fino al 17 dicembre 2017. In collaborazione con Settekei per l’allestimento
Scrive di lei Tiziana Todi:
Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi. Gilbert Keith Chesterton
La relazione tra il racconto e l’uso della terracotta risale ai primordi della storia dell’umanità, sin dalla primitiva trasmissione orale e scritta assiro-babilonese-sumera fino ai giorni nostri. Le due espressioni fondendosi creano una narrazione permeata da simboli, dove spesso il sogno, tradotto in racconti e leggende, può assumere una dimensione predominante che supera il mero racconto del reale. Debora Malis ha scelto di imperniare la sua personale ed attualissima narrazione attraverso l’uso della terracotta plasmando con la sua arte il mondo delle favole. Nelle favole si trovano tutti gli elementi della natura umana, raccontarle è sempre stato un modo per veicolare anche gli accadimenti più crudeli e i sogni più arditi. Per generazioni di bambini era una finestra sul mondo, in cui mettere a fuoco il bene e il male. L’artista attraverso un viaggio nell’irrazionale, mescola il meraviglioso a ciò che realmente è accaduto, superando una rappresentazione stereotipata, con grande capacità tecnica, usando una simbologia raffinata, integrando la rappresentazione della natura umana con elementi magici e fantastici, fuori dai cliché narrativi dell’iconografia classica dei personaggi rappresentati. Debora condensa in arte il messaggio antropologico che ci giunge dal passato come paradigma e metafora delle vicende umane, antidoto alla paura e alla sofferenza. Le opere sono frutto di rielaborazioni personali di contenuti fortemente radicati nella nostra cultura, ma la reinterpretazione originale non stravolge, semplicemente riporta al presente ciò che è stato tramandato, traducendolo in un linguaggio contemporaneo. Come si presentano ai nostri occhi ormai saturi da mille stimoli visivi virtuali questi personaggi-archetipi? Controfigure? Avatar? Le opere sono molto efficaci e rilevano una contraddizione palese, la concretezza della terracotta, ben visibile per la scelta della superficie opaca e ruvida, né levigata e né lucida, e l’estrema raffinatezza formale delle linee pulite e dei colori accattivanti. La vulnerabilità della terracotta è il segno che tutto è reale e anche fragile, niente è eternamente irreale ed incorruttibile, nonostante la fiaba ci porti in un mondo di fantasia e il suo narrare viaggi oltre i confini dello spazio e del tempo. Il messaggio vuole essere concreto, anche se svelato nel contesto fiabesco e le opere sono ricche di segni da decodificare, anche se si ispirano a fiabe e personaggi facilmente riconoscibili. Questo dualismo a più livelli, tra reale e irreale, tra forza del messaggio e fragilità del materiale, tra segno da interpretare e riconoscibilità, è in piena sintonia con la personalità dell’artista che traduce nelle sue opere il suo essere donna dal carattere determinato, forte e volitivo, ma al tempo stesso delicata e riservata, raffinata nel modo di presentarsi. La narrazione che ci propone Debora Malis è sempre molto piacevole, di una sua strana dolcezza dal retrogusto amaro, mai sdolcinata e affettata o fintamente felice. Con la sua arte elegante e al tempo stesso popolare, concettuale e figurativa, lei si interroga e ci interroga e le sue opere si rivelano una scoperta davvero intrigante per tutti.
Novembre 2017 Tiziana Todi