Opiemme – solo show
all’interno del progetto “di Parole faccio Arte”
Whitelight Art Gallery
Copernico Torino Garibaldi,
Corso Valdocco 2, Torino
Vernissage 31 maggio 2018 ore 19.00
Visitabile fino al 10 settembre 2018
Su appuntamento dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00
info@whitelightart.it
Whitelight Art Gallery, galleria di arte contemporanea fondata da Giorgia Sarti e Marta Menegon, e Copernico, piattaforma di spazi e servizi dedicati allo smart working, consolidano la loro collaborazione - nata nel 2016 con la presenza della galleria nell’Art Basement di Copernico Milano Centrale - e presentano all’interno del progetto “di Parole faccio Arte” la mostra personale di Opiemme.
Dal 1 giugno presso lo spazio a Torino di Copernico Garibaldi, Whitelight Art Gallery esporrà il lavoro di Opiemme, artista italiano che si è distinto negli anni per aver unito la poesia all’arte pubblica, e per aver spinto il movimento della poesia di strada italiana verso nuovi orizzonti.
L’artista torinese Opiemme torna così nella sua città d’origine all’interno di un progetto artistico dedicato alla parola in arte visiva che coinvolge tre artisti quali Giorgio Milani, Sabrina D’Alessandro e lo stesso Opiemme. Il lavoro di quest’ultimo trova stimoli nell'ambiente pubblico, alla ricerca di occhi che leggano, in un’interazione con chiunque voglia completare l’opera attraverso la propria lettura.
Un'intendimento espresso fin dai suoi primi passi, quello di svecchiare la poesia e avvicinarla alle persone, che si concretizzerà a partire dal 2013 nel progetto “Un viaggio di pittura e poesia”, come manifesto della sua ricerca nella quale Opiemme realizza numerosi murales, con calligrammi e citazioni dedicate a diversi autori in molti paesi, fra cui Argentina e Uruguay.
Fra arte pubblica, installazioni luminose, pitture murali, performance collettive e liberi interventi di “street art”, Opiemme crea una “nuova sfera” per la poesia, in un tentativo estetico di fusione fra significato e segno, fra parole e colori.
Proprio a Torino Opiemme partecipa nel 2017 alla mostra “Streets Art Volant” dell’Officina della Scrittura, un tributo alle diverse forme di “arte di strada” e uno spunto per interrogarsi sul legame della Street Art con le periferie urbane post-industriali e sul suo essere in potenza strumento di deturpamento e contemporaneamente di riqualificazione di tali aree.
Torino è inoltre palcoscenico del murales, firmato Opiemme, lungo 7km che unisce due quartieri della periferia nord di Torino, Barca e Bertolla. Un fiume di parole sui marciapiedi di Torino. Pittura poetica che la città conserva.
Tra le presenze dell’artista a Torino ricordiamo la mostra al Museo delle Scienze “Km011” a cura di Luca Beatrice che raccontava 15 anni di arte a Torino e la partecipazione a “Imago Mundi”, mostra della collezione Benetton di quadri di mini-formato (10×12 centimetri) ospitata all’interno della sede della Fondazione Re Rebaudengo di Torino e curata da Luca Beatrice.
Un suo murale a Gdansk (Polonia) celebra il premio Nobel per la letteratura nel 1996, Wislawa Szymborska, con un dipinto di 10 piani, riconosciuto dall'omonima fondazione dedicata alla poetessa con sede a Cracovia.
Lo sforzo artistico sembra essere rivolto alla partecipazione, alla lettura, alla riflessione, sebbene si parli di un'arte, quella poetica, quasi relegata ai margini in una società che vive di immagini e sincopati tempi comunicativi.
I lavori presentati negli spazi di Whitelight Art Gallery - Copernico Garibaldi a Torino fanno parte della serie di opere su cartine geografiche, o nautiche, e su collage di quotidiani d’epoca, e sono compresi in un periodo che va dal 2014 al 2017. Le opere riflettono la cifra stilistica di Opiemme che compone letterform con l'utilizzo di lettere e calligrammi ispirati a grandi poeti, come nel caso di Arrigo Boito, i cui versi di Dualismo (1903, “Son luce ed ombra, angelica farfalla o verme immondo [...]”), attraverso un'articolata trama di lettere, compongono quegli stencil che l’artista dipinge con spray e altre tecniche pittoriche.
Fra le opere in mostra, molte affondano le proprie origini in una ricerca iniziata nel 2014 dall’artista: la serie Vortex. A partire da un personale interesse dell'artista per l’astronomia, questa trae ispirazione dal libro L'alfabeto scende dalle stelle. Sull'origine della scrittura di Giuseppe Sermonti, nel quale si sostiene che l'alfabeto non sarebbe altro che un'immagine derivata dalle forme delle costellazioni. Si tratta di opere con tecniche e supporti differenti: dal dripping su tela o su tavola, all’utilizzo di antiche carte nautiche e di quotidiani d’epoca.
Si medita sui corpi celesti e sulla materia stellare nell’ancestrale attrazione dell’uomo per il cielo, sulla microscopica importanza che l'uomo ricopre rispetto all'infinità dello spazio e del tempo di questo Universo.
“Il cielo è un muro intonacato che aspetta di essere effigiato con segni primordiali, lettere vaganti che cadono come squame da un cerchio nero (o bianco) che può essere una luna nuova o un sole all’aurora. O un buco nero. In principio era verbum”. Così si espresse su Vortex il professor Giuseppe Sermonti, dell’Osaka Group of Dynamic Structuralism.
Skyarte nel 2014 si chiedeva riferendosi al murale di Gdansk: “Esiste una correlazione tra la scrittura e le forme e formule che regolano l’universo? L’immagine delicata di un alfabeto che cade direttamente dal cielo, come sublime polvere di stelle, sembra indurre una risposta fascinosamente positiva.”
Oltre alla serie Vortex, a Torino sarà esposta una selezione di cartine geografiche e collage di giornali d'epoca, quali “La storia è migrante”.
In quest'opera i confini degli Stati, agli albori della Prima Guerra Mondiale, sono tracciati a spray, come una bruciatura, su un collage delle pagine de “Il Giornale dell'Emilia" dal 1907 al 1920, in cui i titoli preannunciavano tutt’altro che il possibile inizio di una guerra.
Su quel tempo immobile, immortalato in confini e fatti quotidiani, con una scritta in bassorilievo in un carattere razionalista, sembra che l'artista voglia sussurrarci “La storia è migrante, sempre lo è stata e sempre lo sarà”.
“Fissando le cartine vedo forme e ricordi” – commenta Opiemme – “Mi piace leggerle. Orientarmi senza device…Perdermi nella pareidolia, nelle forme che i loro contorni accennano e suggeriscono”. L’artista ritorna all’uso delle carte geografiche cartacee, in un mondo digitale, come recupero della memoria di luoghi su cui inserisce parole che formano frasi e forme dalle molteplici letture. “I miei disegni nuotano in questo. E assumono valori che conosco ancora. Così come le parole di una poesia possono assumere significati diversi a seconda delle emozioni e delle esperienze di chi le legge.”
Opiemme esplora il territorio di confine tra poesia e immagine, immagini da leggere, parole da guardare. La poesia diventa segno con cui tracciare nuove immagini. Le immagini diventano parole con cui comporre nuova poesia. Vive e lavora a Torino.
Ufficio Stampa Whitelight Art Gallery
Marta Menegon
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