All’interno della mostra di Angelo Bellobono Linea Appennino 1201
Le alte terre del Lago Mediterraneo e altri progetti
Incontro e proiezioni video sui più recenti progetti dell’artista
Con Angelo Bellobono ed Elisa Del Prete
mercoledì 6 febbraio 2019 ore 19.00
AlbumArte | via Flaminia 122, Roma
Mercoledì 6 febbraio 2019 alle ore 19.00 ad AlbumArte in via Flaminia 122 a Roma, il pubblico sarà coinvolto in una serata di dibattito e proiezioni video dal titolo Le alte terre del Lago Mediterraneo e altri progetti, con Angelo Bellobono ed Elisa Del Prete.
L'incontro sarà l’occasione per conoscere e approfondire il lavoro di Angelo Bellobono (Nettuno, 1964; vive a Roma) attraverso le testimonianze video di alcuni dei progetti da lui realizzati negli ultimi anni: Atla(s)now cominciato nel 2011 con le comunità Amazigh dell'Alto Atlante marocchino; Before me and after my time che ha coinvolto i Ramapough Lenape, i Nativi americani indigeni di New York; Io sono futuro nelle aree appenniniche colpite dal sisma; Neveria – anteprima romana – una storia di ghiaccio palermitano connessa al Monte Pizzuta, a Piana degli Albanesi e alle antiche neviere; fino ad arrivare al video inedito sul progetto Linea Appennino 1201, la cui mostra a cura di Elisa Del Prete è in corso ad AlbumArte fino al 28 febbraio.
Angelo Bellobono (Nettuno, 1964) è un artista e un allenatore di sci. Usa la pittura distillando atmosfere e racconti sospesi, che indagano il rapporto tra antropologia, geologia, identità, confine e territorio. Sperimenta costantemente un senso di appartenenza corporale ai luoghi, esperienza necessaria a leggere sedimentazioni e memorie del paesaggio. Il ghiaccio archivio di memoria e montagne cerniere e ponti tra mondi, sono elementi importanti del suo lavoro. Bellobono negli anni ha avviato progetti interdisciplinari in cui l’arte, lo sport e la biosostenibilità, diventano strumenti di connettività sociale e sviluppo microeconomico, come nel caso di Atla(s)now con le comunità Amazigh dell'Alto Atlante marocchino, Before me and after my time che coinvolge i Ramapough Lenape, i Nativi americani indigeni di New York e Io sono futuro nelle aree appenniniche colpite dal sisma. Nell’estate 2018, nell’ambito del nuovo progetto “Linea Appennino 1201” ha realizzato la lunga traversata delle vette appenniniche dalla Calabria alla Liguria, una linea di cresta per immagazzinare terra, pittura e paesaggio. Ha partecipato alla XV Quadriennale di Roma e alla IV e V Biennale di Marrakech, alla mostra museale De prospectiva Pingendi a Todi e Selvatico a Cotignola. Ha esposto in spazi pubblici e privati come l’American University’s Katzen Art Center di Washington, lo spazio Mars di Milano, la Fondazione Volume di Roma, il Museo di arte moderna del Cairo e di Nuova Delhi, il Museo Macro di Roma, il Museo Ciac di Genazzano, il Palazzo Re Enzo di Bologna, la the Othersize gallery di Milano, la Galleria Wunderkammern di Roma, la Galleria Changing Role di Napoli e Envoy Gallery di New York, Frank Pages di Ginevra, Biasa ArtSpace di Bali. Ha vinto il premio Celeste per la pittura nel 2005 e il Drawing artslant nel 2009. È stato finalista del Premio Lissone, del premio Combat, del Premio Portali dello Scompiglio. Nel 2010 è stato invitato ai Martedì critici e nel 2015 al Tedx-Roma. Negli anni è stato invitato in varie residenze come Bocs Cosenza, Landina Cars Omegna, Fondazione La o le Mon San Ceasario di Lecce.
Elisa Del Prete (Bologna, 1978) è curatrice, autrice e producer nell'ambito dell'arte visiva contemporanea.
Dal 2006 al 2016 dirige a Bologna Nosadella.due, primo programma di residenza privato in Italia dedicato ad artisti e curatori internazionali, di cui è fondatrice e attraverso cui crea una rete di scambi internazionali per gli artisti oltre che lavorare con loro alla produzione di nuove opere invitandoli a testare formati, pratiche e spazi. Nel 2008 è visiting curator a Helsinki per il FRAME, nel 2009 al Platform Garanti di Istanbul e a Komplot di Bruxelles, nel 2016 in Polonia su invito dell'Istituto Polacco di Roma. Cura la sezione Arti Visive del Gender Bender Festival di Bologna nel 2008 presentando un focus su artisti finlandesi e nel 2011 con una personale diffusa di Marta Dell'Angelo. Nel 2012 presenta al MAMbo la prima personale italiana dell'artista sudafricana Bridget Baker. Assieme a Silvia Litardi nel 2018 vince la seconda edizione di Italian Council per la realizzazione di un'opera di Flavio Favelli e dà vita insieme anche a Rubina Romanelli e sara Zolla a NOS Visual Arts Production, organismo dedito alla produzione artistica in cui sensibilità del curatore e concretezza del producer si fondono. Laureata con una tesi in Beni Culturali sviluppata al Warburg Institute di Londra (pubblicata nel 2009 con Mondadori), è specializzata in temi inerenti l'iconologia e la trasmissione della cultura visiva. Scrive oggi testi per cataloghi e mostre oltre a collaborare col progetto editoriale online doppiozero.com, per cui ha curato un breve saggio monografico su William Kentridge.
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