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Arte - Salvatore Cammilleri "Una volta volavo (stelle e stalle)"


Fotografia di Massimo Minglino

Dall’alto al basso, dal basso verso l’alto … così ci osservano i sogni sospesi di “Una volta volavo (stelle e stalle)”, un’opera di dialogo tra arte e poetica esistenzialista. Le stelle variopinte sono tutte accese mentre l'energia vitale, quella tipica della spinta, dell’entusiasmo della vita, è lì … riposta in un baule di riflessi e riflessioni ... e non resta che l’arte … arte che domanda quanto buio si accenda mai tra le stelle, arte che ti lascia a testa bassa piegato su te stesso, arte che ti rende libero per osservare in volto tutte le illusioni, tutti i rimpianti, per poi scoprire che non ci sono soluzioni. Ci siamo illusi di saper volare, abbiamo anche creduto di saper davvero respirare … ci siamo ingannati! Siamo figli delle amare disillusioni, è questa la storia poetica di un’installazione dal senso eterno e ruvidamente contemporaneo. Il suo impatto pop nasconde il retrogusto amaramente dark proprio di una visione drammatica dell’esistenza. Dinanzi all’opera di Salvatore Cammilleri tutto diventa come vivere la consapevolezza di non aver mai vissuto a pieno, per poi … chissà … anche ritrovarsi ad osservare da lontano questa vita che fugge quando resistiamo ventre sulla terra, con le ali riposte ed i nostri sogni svaniti … i fallimenti, le angosce, le limitazioni, i rimorsi … i rimpianti. Con linguaggio tragicamente diretto, l’artista parla all’anima … all’inconscio di chi osserva, come nell’intento spirituale di costruire uno specchio installativo a servizio della propria coscienza primordiale. Non si sfugge alle illusioni. Siamo artefici e carnefici degli alibi che evochiamo ed allo stesso tempo rifiutiamo. Questo gioco installativo del ricordo, del vivere e del non vivere … questo mantra in uno spazio, riflette l’equilibrio tra luce e memoria storica del senso antico della vita che, una volta, definiva il tempo in una stalla. L’opera incanta, trafigge, ci rende muti, ci schianta … l’opera traccia la storia di un libro chiuso come di un arnese riposto … e poi ci sorprende, come se ci perdessimo in questo rispecchiarci … Non da fastidio; è una cruda verità egregiamente espressa … a volte ferisce … a volte ti perdi … a volte vinci o magari resti lì, ancora con lo sguardo in alto tra le stelle … e poi tutto ricambia. Il nostro mondo in una scatola di sogni.


di Annarita Borrelli


Fotografia di Massimo Minglino

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