Corriamo a bocca spalancata tra le maledette strade metropolitane con lo sguardo volto al domani, come se non avessimo più occhi curiosi per osservare lo spazio che ci circonda, come se questo cammino non fosse che la nostra spina nel fianco, il contenitore delle nostre paure, un ostacolo per le emozioni, un muro contro l’ampliamento del nostro essere in equilibrio instabile. Andrea Chiesi dipinge i fattori vettoriali, le strade, i dettagli, il cemento spento ed il freddo nucleo d'acciaio resistente tipico dei grattacieli e dei ponti di New York fotografando, con ogni pennellata, la stasi e la vacuità percepita tra le folle ed i rumori tipici degli spazi urbani della modernità … sempre più flessibile, elastica, oscillante, apparentemente solida mentre concede spazio alle malinconie. La città si ferma e si svuota; ogni fastidioso fragore si quieta … gli occhi si chiudono, si perdono in una visione alternativa della realtà e poi si accendono. Le opere dell’artista modenese respirano di immagini in equilibrio all’interno di un territorio dinamico, riversano su tela la forma puntuale della solitudine metropolitana, interiormente abbandonata a se stessa … nei nostri abissi mestamente abituati all’ordine del caos. La forza artistica della pittura di Andrea Chiesi è una effige universale di umori contemporanei che si muovono da un simbolico nucleo urbano e poi si allontanano fino all’ultimo lembo del mondo con mano universale. Un intreccio di resistenze architettoniche e di richiami interiori che si propagano dai centri alle periferie, come dal cuore alla mente fino al richiamo dell’emozione … è un calvario di smorzature e ricercate proporzioni interiori, come a voler rievocare l’ordine nella necessità di ritrovarci in congiunzione tra leggi di risonanza e reconditi specchi. Il mondo dipinto nelle sue sfreccianti e spigolose inclinazioni … e poi la percezione in contrasto di uno spazio vuoto, senza un’anima che lo calpesti, come a dar ossigeno ad inconsce possibilità necessarie: la ricerca e la conservazione di nuovi territori armonici, in misura piana tra le mani e dinanzi agli occhi … i nostri equilibri in contrappeso. Per ogni maniacale pennellata tendente alla perfezione come alla simmetria … una lacerazione dello spazio e della società decomposta dall’individualità come dai suoi intrecci; per ogni perdizione l’artista dipinge una ricongiunzione utile per non smarrire il tempo nello spazio e lo spazio nel tempo. La summa teoretica delle opere di Andrea Chiesi si racchiude nella vastità spirituale proposta nell’ambito della mostra pechinese “City of God”; c’è un dio che supera le latitudini, c’è un dio che si espande e si diffonde, c’è un dio che non si vede, ma si “sente” … c’è un dio che esiste e un dio che non ascolta … c’è un dio in ogni angolo di città come in ogni nostro spazio mistico che scalpita verso il bisogno di un equilibrio trascinato dalle sfumature grigie, oltre l’infinito immobile della mente.
di Annarita Borrelli