Una serie di stadi terminali dell’esistenza, ammesso che non si rischi continuamente di perderne il senso; dalla morte dichiarata al suo attimo precedente, fino all'evanescenza del dolore nella robotica dell’atto meccanico. Assemblaggi di metallo riciclato integrati con componenti elettromeccaniche di interazione. Tra le mani di Gianni Colangelo MAD prende vita il teorema delle forze vive, la spinta ed il moto da trascinamento tipici di un’energia che assorbe e scalpita verso una meta claustrofobica e tormentata, l’attimo primo della fine, l’ultima scintilla. Materia che lavora e si espande attraverso la forza della traiettoria di un moto a finire. Il sofferto muggito di chi sta per morire … l’urlo scostante di chi sta per dimenticare … l’ultimo pasto dell’anima su altari di metallo. L’artista assembla, integra, muove … come ad usare le leghe mischiate alla vita per ritrovare una voce in ogni gelido sentore di morte, silenzi, passaggi … E se scattasse una nuova ora in quell’istante drammatico e ruvido in cui si osserva il termine della corsa? E se la fine ritornasse all’inizio alle spalle di ogni ferita? Gianni Colangelo MAD concede la voce dell’arte alla storia violenta di un territorio rovesciato dalla vita nella morte, un’impetuosa ed acre denuncia contro il sangue versato e caduco di un’esistenza limitata. Navighiamo in uno stato critico di morte apparente, ci distacchiamo dal corpo e dimentichiamo il dolore persi tra le grida ed il lamento lacrimoso della consapevole impotenza terrena, autoscopici nasciamo e finiamo; le opere di Gianni Colangelo MAD incarnano nel ferro e nei materiali di riuso le nostre calde paure, i nostri sogni infranti ... è l’ora della morte “e non resta che attendere la fine di un incendio”.
di Annarita Borrelli