“Un brusio d’ali” nasconde un boato … “Un brusio d’ali” ed un altro giorno da contare … è la corsa del tempo, una voce lontana che ascolta, una mole spietata che trascina il vento e la nostra memoria fragile, bambina. Uno stormo nel bianco e la vastità di uno spazio che invita ad entrare in un mondo diverso. E’ energia che si sposta, scalpita … “Un brusio d’ali” è improvviso, invadente … si nasconde tra piume nere in impeto ed ombra. Elvio Chiricozzi sorveglia la vita, sussurra con le mani ed urla in ampiezza su tela, la macchia di buchi neri e vertigini di rumori e poi richiama il silente frastuono degli incendi e dei tonfi nel bianco vuoto che tesse i lembi dell’esistenza. Tutte le ali si ribellano, invadono e poi fuggono … come i sogni ed i ricordi di questa nera e buona terra gravida di nubi ed inutili confusioni. Visiteremo i nostri sogni ed incubi peggiori, prima di affacciare il naso sugli orrori altrui. Tutto si allontana, evade, transita … mentre si ferma il vento ed il nostro spazio insicuro e corrotto. Nulla si sana per inconsistenza, nulla s’allieta per i toni bassi, tutto s’accorge del moto, scompare, combatte, vince o perde non importa … e poi rimpatria, tutto … anche la storia. C’è l’abbandono, il sangue, l’anima, i volatili … l’odore e la natura d’indole perversa che decanta, sogghigna e non perdona … La vita s’imbriglia a bocca aperta dinanzi al suo fragore infinito. L’opera di Chiricozzi è un’esperienza del pensiero e del ritmo cardiaco, una timida voce, una mano al petto e la nostra mente sempre altrove. Amnesia, incongruenza irreale, discontinuità temporale, fuga spaziale … Ansiosi, depressivi, fobici, ossessivi-compulsivi, biografie e identità … Molteplici, siamo poesia, siamo muti, siamo sordi, siamo ali che non battono … ali che non si vedono, ali senza giusta impudenza per la libertà. Quando l’intimità si sentirà crollando nei confini … tutti frenetici sotto un altro cielo, nessun assolto.
di Annarita Borrelli