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Arte - Nicolò Baraggioli – Paesaggi Sospesi


Una danza: da una parte l’immagine che si concede al colore e dall’altra il colore che si accorda e diventa armonia con la forma. Il risultato è una appassionata storia che prende vita dalle armonie dei paesaggi, che Nicolò Baraggioli fonde con estrema sintesi visiva e ci restituisce con estremo coraggio interpretativo. Una visione onirica, dove nulla viene lasciato al caso, dove tutto viene studiato nei minimi dettagli come nell’opera I had a dream (just a waste of time) che potremmo considerare “manifesto” della sua ricerca artistica. Un lavoro intenso costruito senza il timore di osare, dove l’esito non è sempre scontato ma è lasciato libero di vivere senza insicurezze. Sono paesaggi sospesi, carichi di vita che l’artista non esclude, ma include nel vortice visivo della scena che costruisce.

Una pittura compiuta, ma capace di sperimentare. Una ricerca quella di Baraggioli che diventa screening visivo di una reinterpretazione di alcune regole che l’artista riesce a scardinare nel tentativo, riuscito, di generare un equilibrio concettuale concepito da una pittura carica, con un forte segno gestuale che non resta fermo ma continua percettivamente ad essere fluido a dialogare con lo spazio.

Un pensiero difficile da rinnegare, che diventa forma nuova che non si può eguagliare. Un cromatismo, una combinazione di toni capaci di sottomettere la forma per restituirci una traccia visiva vigorosa e nello stesso tempo romantica.

La scena sembra sgretolarsi nel colore e continuare ad esistere grazie a quella mescolanza concreta visibile che abbraccia la scena. I fondi di Nicolò Baraggioli diventano i principali protagonisti dell’opera d’arte. Una scenografia che accoglie e riforma riuscendo ad intrappolare quell'immagine che diventa solo impressione, traccia, “tintura” di un’idea che continua ad esistere poiché capace di provocare nell'osservatore anche più distratto la sensazione del movimento che si sovrappone su diverse direttrici.

Un diario di straordinaria bellezza, potremmo sintetizzare così il lavoro di Nicolò, capace di essere portatore sano di stupore attraverso la rigenerazione estetica di una realtà contemporanea industrializzata che viene frantumata, annullata dalle promiscuità e ci viene restituita con un sapore estetico caldo ed appassionato. Le sue città Stoccolma, Londra, Genoa, Copenaghen, solo per citarne alcune, diventano meraviglia di una bellezza capace di superare la forma e l’immagine per trasformarsi in “emozioni”, in “impressioni” di paesaggio di città alle quali viene restituito l’incanto del primo incontro, l’entusiasmo del viaggio e dell’arrivo alla meta.

Semplicità e nello stesso tempo complessità. Un percorso parallelo costruito con una colta e raffinata capacità tecnica di individuare quell'accordo giusto affinché tutto superi concetti e preconcetti per convergere “oltre” il visibile reale.

Un paesaggio diverso, ma non per questo non reale. Un paesaggio sensibile dove tutto viene diluito e tutto ci viene reso mediante la sensibilità dell’artista che aggiunge a questo suo racconto un dettaglio in più: il punto di vista dell’immaginazione romantica ma anche concreta.

Nicolò cattura con i suoi occhi questa presenza per restituircela attraverso una pura astrazione dove tutto diventa un’unica soluzione. Tutto appare sospeso, come se l’artista ci proponesse di osservare il mondo da dietro dei vetri battuti dalla pioggia. I nostri occhi già conoscono il paesaggio, i nostri ricordi già posseggono quelle storie, ma Nicolò ci chiede di osservare con occhi diversi: con gli occhi di chi vuole guardare e farsi guardare. Con occhi di chi sogna di far parte di quell’armonia di luce e colore.

Una luce che ci racconta un nuovo movimento, effetto della conciliazione tra l’aspetto e la sua interazione con lo spazio. È facile cogliere l’impeto del tempo che scorre sbatte sulle superfici e passa velocemente. L’artista cattura con la propria emotività questa velocità riuscendo a domarla. Sono lavori, quelli di Nicolò, che apparentemente sembrano il risultato di un pensiero veloce ma in realtà sono il frutto di un desidero coltivato con attesa e sentimento. Una pittura che provocatoriamente potremmo chiamare “time-lapse”, capace cioè di raccontarci e raccogliere non solo l’evoluzione di attimi differenti del paesaggio, ma anche il tempo dell’intervallo riuscendo a restare sempre presente.


di Roberto Sottile


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