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Arte - Calogero Barba - I resti del vello d'oro


L’opera “I resti del vello d’oro” tuona improvvisa negli spazi antichi della stanza che l’accoglie come un miraggio, una chimera … un’eterna illusione che insegna il gioco del ricordo e della dottrina della sopravvivenza. Per sfuggire ai maltrattamenti di una natura matrigna e di un ignoto ed ingrato destino, gli uomini fuggono da secoli sul dorso di un montone dal vello d'oro che li conduce in volo attraverso il mare, con gli occhi ed il cuore teso alla salvifica utopia dell’immortalità. Tuttavia il simbolismo connesso a questo dono del messaggero degli dei pagani, si è trasformato in mordace, corrosivo e velenoso sacrificio per nuovi millenni e speranze di viaggio. Il seguito di questo remoto antefatto è narrato dalla voce della storia e della mitologia, come dalla cruda tendenza della vita per o contro la vita stessa. L’opera installativa dell’artista siciliano Calogero Barba, narra le gesta degli avanzi della vicenda dell’umanità, dispersa in un altrove senza tempo e senza nome. Un teschio ed i suoi residui riposti in uno spazio dedicato alle eccedenze della vita contaminata da barbare e luccicanti allucinazioni … i resti come residui, scorie immanenti di una terra che custodisce le radici del mito … ritagli che si decompongono e si ricompongono nel vacuo nulla, come le costellazioni di ferro e di argento che si fondono e si distendono in grandi fiocchi di antica lana su un altare, alla luce di una notte buia e prosperosa. Le peripezie dell’intelletto segnano il passo dei nostri rimpianti e delle nostre fatiche per ricordare ancora quanto inutile sia la nube delle lusinghe e di tutti gli inganni della mente. Oro, bianco e rosso di corna aggrappate ad antiche botti è ritmo di nenia che si ripete ed irrompe nello spazio installativo come nei nostri sguardi improvvisi, riposti sempre altrove e poi rapiti da quest’opera eco di antiche voci e avventure. Verrà un giorno in cui un giovane dio sarà uomo e un giovane uomo sarà un dio e gli abitanti della terra ancora sogneranno di ritrovare nobili pepite d’oro in fondo ai letti sabbiosi dei fiumi di montagna.


di Annarita Borrelli


Fotografie di Maurizio Geraci

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