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Arte - Salvatore Alessi/Salvatore Pellegrino - Che mangino brioches



“Che mangino brioches” non è solo il ricordo di una frase aristocratica contro il fondamento delle costituzioni moderne. Un fragore, un trambusto ed un pugno di interferenze che fanno strada ad un nascondiglio per le abiezioni psicosociali; un’irruente e beffarda opera, realizzata con quattro schermi video e tre pesi concettuali, e poi una tela su cui piange e si regola il colore, mentre si svela in un volto d’acume vuoto e tetro, perso in velenosi silenzi. Due video laterali, a definire la geometria dello spazio come i termini dell’idea, dedicati alla visione dei poteri e delle strutture sociali attraverso le sembianze lente e l’aspro ghigno di Maria Antonietta, ostentata … pomposa … duplicata e galleggiante nella monotonia e nella sopportazione malcontenta e malata del proprio ozio. Un video centrale che insiste sull'immagine dell’interferenza mentre soffoca per voce del rumore molesto e poi, alle sue spalle, le immagini in loop di una vicenda conosciuta: l’insana e fredda guerra dei contemporanei contro le proprie orme ed ogni tipo di prospettica discendenza. Importante, in questo caso, lasciare al tempo futuro qualche più ampio accenno al dettaglio di quest’ultimo martellante e profetico video. Una violenta corsa all’acquisto del progresso nelle sue apparenze, come di un manipolo di pugni duri al cospetto di un cedevole futuro … un feroce percorso di corpi che combattono per agguantare un fallace e futuristico sogno … è moto rabbioso all’interno degli spazi dei centri commerciali, è la visione di una condanna naturale direttamente correlata allo sviluppo antropologico e sociale … tutto fa a pugni contro tutto, persino contro il valore dei cosiddetti nuovi bisogni, quelli che avanzano e che si autodistruggono come i mulinelli ad acqua nell’era industriale …E poi il volto della nostra società cadente, orrido ed oscuro … più triste della voce di chi vende la crosta del pane a chi non ha i denti per masticare questa vita. L’opera dei due artisti siciliani urla contro le folle in guerra, contro le masse ed gli individui svuotati e riempiti di merci, di beni, di consumi … contro lo spirito, la cultura ed il pensiero di un popolo reificato. Una valanga di informazioni minute e di divertimenti addomesticati che scaltrisce ed istupidisce al contempo … un’opera di elementi che si fondono e che rivelano il senso del sentiero su cui evolvono le condizioni storiche attuali, quello della mano subdola dei gruppi di potere che hanno preso totalmente il posto del "soggetto sociale”, del popolo e della coscienza diffusa, costituendo la minaccia del capovolgimento del progresso in regresso.


di Annarita Borrelli

fotografia di Maurizio Geraci

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