Mistica
Si è inaugurata lo scorso 26 di luglio una mostra tutta al femminile dal titolo “Mistica”, presso la Vittorio Rappa Project Room di Palermo.
Grazia Inserillo è una delle tre artiste coinvolte insieme a Roberta Mazzola e Matilde Solbiati.
La Inserillo, in questa interessante tri-personale, presenta tre opere di recente produzione: Dono, Disìo e Paesaggi sulla pelle.
Tre lavori caratterizzati da dimensioni e supporti differenti che raccontano storie d’incontri e distanze tramite un unico medium: il filo.
Il Dono è un inno alla bellezza del dolore, del sacrificio ma ancor di più alla forza dell’attesa.
L’attesa, infatti, è una delle caratteristiche principali del lavoro dell’artista, congiuntamente all’infinita pazienza della donna, che sa aspettare senza rischiare di impazzire. Come Penelope che ha riversato tutto il suo amore in un infinito filo. La consapevolezza, quindi, di un’attesa senza fine che supera l’idea della morte fisica perché l’energia dello spirito non ha tempo e il tempo nelle opere di Grazia non esiste.
Di recente l’artista ha maturato l’esigenza di rappresentare la sua incessante ricerca e il suo contatto con l’irraggiungibile attraverso l’utilizzo della carta, come un testo che ci racconta molteplici esperienze e non per mezzo di parole ma con trame nate da sogni ancora non concretizzati.
Disìo è il titolo dato alla composizione di settanta pagine di taccuino. L’artista ha appuntato l’attrazione che può palesarsi tra due entità che vivono in poli opposti: un riconoscersi da lontano con la consapevolezza di non poter mai sfiorarsi. Racconti che si nutrono d’immagini plasmate dal desiderio, scandito dal ritmo di un filo che marchia con delicatezza pagine di meditazione e d’incanto. Una storia senza nomi e senza volti dove tutti possono essere protagonisti e spettatori allo stesso tempo. Labirinti di trame che tentano di individuare strade alternative per unificare luoghi, mondi, anime, sogni e corpi. Un testo atipico che può essere letto infinite volte abbandonando ogni riferimento storico- temporale.
Unioni impossibili, energie che l’artista traduce in canti di passione come in Paesaggi sulla pelle, un dittico formato da pelli di tamburo. L’opera è caratterizzata dalla presenza di un paesaggio smembrato: da un lato, sul registro inferiore, troviamo una composizione che emerge da un fondo chiaro il quale ricorda l’abbraccio di una soffusa luce lunare. Un agglomerato d’intrecci terrosi che sembrano innalzarsi verso il cielo. Dall’altra parte, invece, un fondo scuro, che ricorda la terra appena bagnata da una fresca ma violenta pioggia estiva, dove emerge una luna circondata da una fitta nebulosa. Da suoi piccoli crateri fuoriescono dei fili, come lacrime, che mirano a raggiungere quella parte di paesaggio che però ha vita in un’altra dimensione. Vicini ma distanti allo stesso tempo, mancherebbe poco, molto poco, per unificare i due mondi ma come spesso accade il sogno è l’unico momento in cui quest’unione si consuma.
Ho sempre pensato che il potere dell’artista è proprio quello di riuscire a tradurre con la mente e con le mani quello che per noi è solo una chimera e se ancora non siamo riusciti a dare un volto all’inarrivabile le opere di Grazia ci indicano il percorso, con quel sottile filo che all’apparenza può sembrarci fragile ma che tiene legati mondi lontani senza spezzarsi mai.
Tutto questo lo trovate in Mistica, a Palermo, fino al 27 settembre 2018.