Arte - Riapertura Museo del Presente - Intervista al curatore Roberto Sottile
Roberto Sottile: “ Benvenuti al Museo del Presente”
Il Critico d’Arte e Curatore ci racconta il lavoro portato avanti in Calabria nel Museo della città di Rende.
Il 16 giugno 2020 il Museo del Presente di Rende ha riaperto al pubblico le sue attività, con un percorso di mostre permanenti e temporanee che hanno suscitato molto interesse, come la sezione dei Futuristi Calabresi, Novecento Artisti in collezione e il progetto “Intrecci Contemporanei” l’appuntamento rivolto alle mostre temporanee e alla videoarte con artisti provenienti da tutto il territorio nazionale a cura del critico d’arte Roberto Sottile anima di tutte le attività legate all’arte contemporanea del museo rendese. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto alcune domande su questa ripartenza del Museo del Presente, museo che si trova a Rende in provincia di Cosenza, che in questi ultimi anni sta attirando sempre più l’attenzione di addetti ai lavori e di pubblico, grazie ad una programmazione intensa sull’arte contemporanea.
Il 16 giungo è stata una giornata delle grandi occasioni, il Museo del Presente ha ricominciato le sue attività. La riapertura è stata un successo di pubblico ma anche di “critica” soddisfatto?
Sono molto soddisfatto soprattutto per il tanto lavoro fatto in vista di questa riapertura. In realtà il Museo del Presente è stato chiuso fisicamente ma ha continuato a produrre contenuti che abbiamo veicolato attraverso i social. Il progetto che insieme all’Amministrazione Comunale di Rende stiamo portando avanti per il museo è complesso, molto articolato, il lavoro è tanto ma siamo soddisfatti di questi risultati. Come spesso ci piace dire il Museo del Presente è tante cose messe insieme. È da questa pluralità di combinazioni parte la nostra azione e programmazione. Un Museo che produce che guarda ai grandi eventi ma anche alla valorizzazione dei talenti del territorio e alla contaminazione con altri territori ed energie. Ma oltre all’arte contemporanea è uno spazio della musica, della poesia, degli incontri scientifici. È tante cose messe insieme e nella giornata del 16 abbiamo riaperto al pubblico con tanto orgoglio.
Intrecci contemporanei è il cuore della programmazione relativa all’arte contemporanea ce ne parli?
Intrecci contemporanei raccoglie la nostra visione sull’arte contemporanea. Questi intrecci sono le energie migliori che hanno deciso di scommettere sul Museo del Presente. Artisti provenienti da tutta Italia, dalla Calabria al Piemonte, da Roma a Reggio Calabria, idee che nascono per il museo e si connettono con la città. Abbiamo detto di no ad una programmazione svuota studi degli artisti. Sarebbe stato sicuramente per noi facile, ma a tutti abbiamo chiesto un salto di qualità. Pensare insieme a progetti nati per il Museo del Presente. Questo è intrecci contemporanei, arte contemporanea allo stato puro, che trova casa nei nostri luoghi che non sono semplicemente spazi da riempire, ma rappresentano un’idea da condividere, un progetto da sposare.
Anche durante la serata inaugurale hai ripetuto questo concetto, come avviene nel concreto? In che modo l’artista coinvolto produce per il Museo del Presente?
È giusto dire produce con il Museo del Presente. Per fare questo, per essere concreti, c’è bisogno di una lunga programmazione. Il fattore tempo è necessario. Ogni artista che ho invitato a prendere parte a questo progetto ha in media dieci anche dodici mesi di tempo. Un lungo periodo nel quale spesso mi incontro con loro, discuto e programmiamo, sempre nel rispetto dei ruoli. Non voglio, e questo lo sanno bene tutti gli artisti, una mostra che sia il risultato di un racconto antologico, cioè una mostra che racconti solo ed esclusivamente il percorso e la ricerca dell’artista, senza nulla di nuovo. Ma insieme agli artisti costruiamo, partendo dalla ricerca, dalle tematiche, una mostra pensata, nuova, che parli un linguaggio innovativo, che diventi opportunità per tutti gli attori coinvolti, cioè per gli artisti e per il museo stesso. Il Museo del Presente ha voglia di sperimentare, di raccontare il presente contemporaneo, questo è il nostro indirizzo.
Oltre al presente contemporaneo, all’interno del Museo trova spazio la sezione permanete sul Futurismo Calabrese, una piccola ma deliziosa sezione su Mimmo Rotella, e da poco anche otto opere di importanti artisti del Novecento italiano, che fanno già parte della collezione. Come si lega tutto ciò con questi intrecci contemporanei?
Non c’è cosa più emozionante ed avvincente offrire la possibilità di un articolato percorso d’arte contemporanea capace di raccontare nello stesso luogo, la storia e il presente. Il contemporaneo e le nostre radici e la nostra identità. Il pubblico resta molto colpito da questa scelta che li fa viaggiare nel tempo, da un’opera di Umberto Boccioni, all’ultimo progetto di videoarte attualmente al museo “Quarantena d’Artista”, a Giorgio De Chirico a Deborah Graziano artista presente con la sua personale “Amor Vacui, Presenza in Assenza” inserita nella programmazione di Intrecci Contemporanei. Un lungo viaggio, dove non vogliamo sottoporre allo spettatore il giudizio di come l’arte sia cambiata, ma semplicemente li accompagniamo in questo viaggio di suggestioni, di presente e passato che continuano a dialogare, ad intrecciarsi a creare emozioni.
La programmazione del Museo del Presente è molto fitta di appuntamenti, puoi anticiparci qualche cosa?
A fine febbraio prima delle settimane di lockdown, avevamo presentato al pubblico una parte consistente della nostra programmazione, che ha naturalmente subito delle variazioni di date ma è stata tutta confermata, spalmata in un lasso ti tempo più ampio per le ovvie ragioni, che sono successe. A luglio è prevista la personale di Massimiliano Ferragina e la presentazione di un progetto artistico di Leonardo Cannistrà, sono solo due di tanti altri appuntamenti già programmati che testimoniano che il Museo del Presente continua la sua attività con maggiore forza ed impegno. E poi ancora spazio alla videoarte con importanti artisti che ci regaleranno delle produzioni uniche e molto intense.
Programmare tutte queste attività non è semplice. Come curatore ti metti in gioco molto?
Fa parte del mio lavoro, del mio modo di essere. Diciamo che mi piace complicarmi la vita! Ma, a parte la battuta, penso che sia necessario osare. Non può solo l’artista mettersi in gioco, ma è compito del curatore, del critico d’arte non restare spettatore ma decidere di salire in scena. Naturalmente con le dovute considerazioni, come ho detto precedentemente con il rispetto dei ruoli. I “CuratoriStar” non mi sono mai piaciuti, cosi come gli artisti che tentano di supplire alla presenza del curatore. Bisogna trovare il giusto equilibrio. Questo è quello che provo a fare, sperando di farlo bene.
La tua agenda dovrà essere sicuramente molto fitta. Quante ore lavori al giorno per riuscire a portare avanti tutti questi progetti per il Museo del Presente?
Sarebbe più facile rispondere alla domanda di quante ore dormo. Per arrivare a questi risultati il lavoro è costante, continuo e senza orari. Tutto ciò puoi farlo se alle spalle hai anche una squadra di professionisti che ti supportano e lavorano con te. Ma ciò che appare semplice, che noi vediamo materialmente nella serata dell’inaugurazione in realtà è il risultato di tante azioni complesse. Basti pensare alla riapertura. Oltre 120 opere esposte, divise per cinque mostre- sezioni. Quindi significano cinque percorsi espositivi diversi, cinque allestimenti, cinque progetti curatoriali che significa spesso scrittura del testo critico, quindi studio dell’artista. Accanto a tutto ciò c’è un lavoro fisico di allestimento di ogni singolo lavoro, di lettura del percorso espositivo, fino ad arrivare alle cose che possono sembrare banali ma non lo sono affatto come nel caso specifico della riapertura 120 didascalie da scrivere e stampare, la produzione di tutti gli apparati delle mostre, cioè locandine, indicazioni varie, e la sistemazione in fase ultima dell’allestimento delle luci. Tante piccole cose che si sommano. Finito ciò, si ricomincia, dal giorno dopo la macchina continua per l’organizzazione dei prossimi eventi, e nel caso del Museo del Presente stiamo parlando di 2/3 esposizioni temporanee al mese.
Come immagini il Museo del Presente nei prossimi anni?
Mi piace pensare ad un museo che sempre più possa uscire fuori dagli schemi e anche dagli spazi del museo stesso. Un museo che diventi sempre più “altro” che possa quindi superare regole e diventare sempre più fabbrica di sperimentazione e soprattutto di incontro. Non c’è cosa più bella vedere al museo artisti che non si conosco che entrano in contatto semplicemente perché il loro progetto espositivo viene realizzato in contemporanea. Da tanti di questi incontri sono nate nuove collaborazioni. Tutte le volte che ciò è accaduto abbiamo raggiunto il migliore dei risultati. Quindi immagino un museo che possa sempre più somigliare al migliore presente, ma nello stesso tempo non dimenticare mai il confronto e lo studio di una ricerca artistica che rappresenta la nostra identità
Sei un giovane professionista molto apprezzato e stimato per il tuo lavoro. Quali sono le difficoltà del tuo lavoro in una regione del Sud?
Non mi piace parlare di difficoltà, ma ho l’abitudine di guardare sempre il bicchiere mezzo pieno. Quindi lavorare in una regione del sud diventa una bella ed avvincente opportunità. Se di difficoltà si vuole parlare sono quelle che si trovano in tutte le latitudini, senza differenze geografiche. Certo, il mio lavoro, come quello di altri stimatissimi colleghi, non è un percorso semplice, vive di alti e bassi, di momenti anche di leggero sconforto come in tutte le cose della vita, ma nonostante tutto rappresentiamo una categoria che mette al centro la bellezza della creatività, senza la quale non saremmo nulla. Ecco, lavoriamo per combattere il nulla, attraverso gli occhi e la presenza della bellezza.
Hai un sogno nel cassetto da realizzare?
Mi piacerebbe, pensare ad un Museo senza orari di chiusura. Aperto 24 ore su 24. Dove gli artisti convivono, creano e sperimentano. Magari con delle vere e proprie residenze per artisti e curatori all’interno del Museo. Un luogo senza barriere di tempo, dove anche il progetto curatoriale sia affidato a più curatori con diverse esperienze e visioni. Un luogo dove si può decidere di tornare e ricominciare. Dove il tempo rappresenti davvero una “convenzione” e si racconti la bellezza del presente.
Lo staff di ignorarte